Un test di geoingegneria per provare a limitare il riscaldamento globale. L’esperimento è stato avviato martedì nella baia di San Francisco, negli Stati Uniti, ma non è stato reso noto prima dagli organizzatori per evitare reazioni da parte dell’opinione pubblica. Ora ne parla la rivista Scientific American, una delle più antiche e prestigiose che è pubblicata dal Nature Publishing Group. Questo test rappresenta un’accelerazione di un campo di ricerca molto controverso noto come “modifica della radiazione solare” e prevede che vengano “sparate” nel cielo sostanze come gli aerosol per riflettere la luce solare lontano dalla Terra. In questo caso nell’aria sono state immesse particelle di sale marino. Il progetto, che si chiama “Coastal Atmospheric Aerosol Research and Engagement” (CAARE), usa spruzzatori appositamente costruiti per sparare nel cielo trilioni di particelle di sale marino nel tentativo di aumentare la densità delle nuvole.



La segretezza con cui è stato lanciato questo test ha colto di sorpresa la comunità scientifica, anche per gli eventuali rischi. «Sebbene sia conforme a tutti gli attuali requisiti normativi, è evidente la necessità di riesaminare l’aspetto di un quadro normativo forte in un mondo in cui si sperimenta la modifica della radiazione solare», ha dichiarato Shuchi Talati, direttore esecutivo dell’Alliance for Just Deliberation on Solar Geoengineering, organizzazione no-profit che cerca di includere i Paesi in via di sviluppo nelle decisioni sulla modificazione solare, nota appunto come geoingegneria.



I DUBBI E I RISCHI ATTORNO AL TEST DI GEOINGEGNERIA

Nello specifico, l’esperimento si sta svolgendo, quando le condizioni lo consentono, in cima all’USS Hornet Sea, Air & Space Museum di Alameda, in California, e durerà fino alla fine di maggio, stando ai documenti presentati alle autorità federali. Un progetto simile doveva essere lanciato dall’Università di Harvard il mese scorso: prevedeva di iniettare aerosol riflettenti nella stratosfera vicino alla Svezia, ma poi è stato annullato dopo aver incontrato l’opposizione di gruppi locali. Bisogna tener conto che la geoingegneria è una materia controversa perché, come evidenziato dallo Scientific American, l’uso diffuso di tecnologie come l’illuminazione delle nuvole potrebbe alterare i modelli meteorologici in modo poco chiaro e potenzialmente limitare la produttività della pesca e delle aziende agricole. Peraltro, non affronterebbe la causa principale del cambiamento climatico, cioè l’uso di combustibili fossili, anzi «potrebbe portare a un’impennata catastrofica delle temperature globali se le principali attività di geoingegneria venissero interrotte prima che i gas serra scendano a livelli gestibili».



Resta poi il giallo relativo alla segretezza che circonda questo test. Ad esempio, l’Università di Washington e SilverLining, un gruppo di ricerca sulla geoingegneria coinvolto nel progetto, hanno rifiutato di parlare con la rivista scientifica. C’è poi il sindaco di Alameda, dove si sta svolgendo l’esperimento, che non ha voluto rispondere alle domande mandate via e-mail. Ha parlato invece Kelly Wanser, direttore esecutivo di SilverLining, in un comunicato stampa in cui afferma che «il mondo ha bisogno di progredire rapidamente nella comprensione degli effetti delle particelle di aerosol sul clima». In merito al test di geoingegneria, assicura che «con un profondo impegno per la scienza aperta e una cultura dell’umiltà, l’Università di Washington ha sviluppato un approccio che integra la scienza con l’impegno della società e può aiutare la società a compiere passi essenziali verso l’avanzamento della scienza, lo sviluppo di regolamenti, la promozione di un processo decisionale equo ed efficace e la costruzione di una comprensione condivisa in questi settori».

“ATTENZIONE A INTERFERIRE CON LA NATURA…”

Per il New York Times la segretezza che circonda questo esperimento di geoingegneria è voluta. La testata, insieme a un giornale locale, è riuscita a ottenere l’accesso esclusivo per coprire il lancio iniziale. «L’idea di interferire con la natura è così controversa che gli organizzatori del test di martedì hanno mantenuto i dettagli strettamente riservati, preoccupati che i critici avrebbero cercato di fermarli», ha spiegato il giornale. La Casa Bianca ha preso le distanze dall’esperimento. Intanto gli scienziati hanno evidenziato alcune carenze in termini di trasparenza. Nel rapporto commissionato dall’Università di Washington si legge che «uno dei revisori ha osservato che sarebbe stato utile avere maggiori informazioni sull’ubicazione del sito». Ma è stato anche riconosciuto come ci siano «resistenze o preoccupazioni locali (fondate o meno) su questioni come la qualità dell’aria locale, ecc. Quante opzioni esistono e come le diverse opzioni influenzano il piano di studio sul campo?».

Ancor più rilevante è il fatto che il progetto di geoingegneria non fa menzione dei potenziali impatti ecologici. Per Greg Goldsmith, preside associato per la ricerca e lo sviluppo della Chapman University e studioso delle implicazioni del cambiamento climatico per la struttura e la funzione delle piante, si tratta di una svista significativa. «La storia ci ha dimostrato che quando ci inseriamo nella modifica della natura, ci sono sempre conseguenze indesiderate molto gravi. E quindi sarebbe prudente ascoltare ciò che la storia ha dimostrato e cercare le conseguenze», ha dichiarato.