Un uomo è stato condannato alla pena di morte, riconosciuto colpevole di 63 accuse. Si tratta di Robert Bowers, l’attentatore che nel 2018 a Pittsburgh uccise 11 fedeli di età compresa tra i 54 e i 97 anni nella locale sinagoga. Si tratta del più grave attacco antisemita della storia statunitense. La sentenza di pena di morte, chiesta dai pubblici ministeri, ha richiesto il voto unanime dei 12 membri della giuria federale. La stessa giuria ha decretato che l’uomo fosse colpevole di tutte le 63 accuse derivanti dall’attacco alla sinagoga Tree of Life.



La giuria ha deliberato per 10 ore in due giorni. La decisione è stata presa il secondo giorno di deliberazione, quindi il verdetto è stato consegnato il 2 agosto al giudice della Corte distrettuale degli Stati Uniti Robert Colville. Si attende ora che Colville imponga la sentenza della giuria. Secondo i giornalisti presenti in aula, come nota la BBC, l’attentatore non ha reagito alla lettura del verdetto della pena di morte. La maggior parte delle famiglie delle vittime ha dichiarato di essere favorevole alla pena di morte per Bowers, anche se alcune, tra cui la congregazione Dor Hadash, si sono dichiarate contrarie.



Uccise 11 fedeli in sinagoga: pena di morte per l’attentatore, “terribili atti di antisemitismo e odio”

Condannato alla pena di morte l’attentatore che nel 2018 uccise 11 fedeli nella sinagoga di Pittsburgh, condivisa fra le tre congregazioni Dor Hadash, New Light e Tree of Life. In quei momenti drammatici, rimasero ferite altre sette persone, di cui cinque erano agenti di polizia intervenuti sul posto. La BBC riporta le parole di un sopravvissuto alla follia dell’attentatore, il rabbino Jeffrey Myers della Congregazione dell’Albero della Vita: “ora che il processo è quasi finito e la giuria ha raccomandato la condanna a morte, spero che si possa iniziare a guarire e ad andare avanti“, ha dichiarato l’uomo.



La famiglia di Rose Mallinger, una delle vittime, ha dichiarato in un comunicato che “restituire una sentenza di morte non è una decisione facile, ma dobbiamo ritenere responsabili coloro che desiderano commettere tali terribili atti di antisemitismo, odio e violenza“. I pubblici ministeri avevano sostenuto che la condanna a morte era necessaria perché l’attentatore della sinagoga, oggi 50enne, avrebbe continuato a professare l’odio per gli ebrei e non avrebbe quindi dimostrato alcun rimorso per le sue azioni.