Perché è saltato l’accordo tra la Francia e l’Australia per la costruzione di sottomarini a propulsione convenzionale? Cosa c’è realmente in gioco? Come sappiamo, nel 2019 Naval Group francese aveva vinto un contratto da 50 miliardi di dollari australiani in 50 anni a seguito di una gara d’appalto per il programma sottomarino australiano di classe Attack. Diversi media australiani già a partire dal 2020 avevano amplificato questa campagna contro il gruppo francese accusato di non aver rispettato un contratto firmato per la consegna di 12 sottomarini e il trasferimento di conoscenze sulle tecnologie di progettazione e manutenzione. L’esempio di un attacco informatico subito dall’industria francese Naval Group, specialista nella progettazione di sottomarini, dimostra le molteplici questioni intersecanti alla base di questo tipo di equilibrio di potere.
Tuttavia la guerra di informazione contro Naval Group era iniziata molto prima.
Dieci anni prima, tra il 2011 e il 2013, Rex Patrick, allora ufficiale della marina australiana, aveva ricevuto una chiavetta Usb contenente 22.400 documenti che dettagliavano parte delle capacità militari dei sottomarini Scorpene, prodotti da Naval Group per l’India. Rex Patrick ha informato il ministero della Difesa australiano nel 2013, senza alcun seguito specifico. Tre anni dopo, poche settimane dopo che l’Australia ha scelto la Francia, Rex Patrick ha deciso di informare la stampa australiana.
Il 24 agosto 2016 Cameron Stewart, giornalista di The Australian, ha pubblicato un articolo dal titolo “Documenti sottomarini trapelati: 50 miliardi persi se i francesi non possono mantenere un segreto”. Un attacco terribilmente efficace per svilire la fiducia nel gruppo navale, e mettere subito in discussione i meriti di questa scelta.
Di fronte alla portata della crisi, il primo ministro australiano Malcolm Turnbull deve intervenire personalmente per salvare il contratto con Naval Group dichiarando: “Il sottomarino che costruiremo con i francesi è totalmente diverso dallo Scorpene progettato”.
Quasi cinque anni dopo l’inizio di questa guerra dell’informazione, il giornalista Alain Austin ha annunciato il 1° marzo 2021 in un articolo pubblicato su Independent Australia che il contratto con Naval Group “era crollato e non sarebbe dovuto riemergere”.
Pochi giorni dopo, il 4 marzo, un articolo annunciava che il contratto sarebbe rimasto valido, ma riprendendo gli elementi basilari di questa guerra informativa, per quanto largamente infondata e smentita da Naval Group: “Il governo Morrison è sull’orlo di un svolta con il suo programma sottomarino da 90 miliardi di dollari, in difficoltà dopo mesi di tese trattative con la società francese Naval Group su esplosioni di costi, ritardi e requisiti di outsourcing locale”.
Naval Group aveva richiesto 15 mesi aggiuntivi per ragioni di specificità della fase di progettazione, e per questo si è trovato al centro di attacchi, critiche e accuse che minano la sua credibilità nei confronti del ministero della Difesa australiano e dei suoi partner e clienti.
Altre indiscrezioni erano apparse nelle sezioni economiche della stampa internazionale. Questa volta, l’industria francese era stata accusata di non aver rispettato i termini del trasferimento negoziato di tecnologia e la quota di subappalto che è stata registrata, in particolare quelli relativi alle future operazioni di manutenzione eseguite da più di cento imprese, comunità locali e loro sviluppo delle competenze. Anche in questo caso i media non hanno specificato che solo alcune parti del sottomarino sarebbero state costruite in Francia, come specificato nell’accordo, per formare gli ingegneri australiani presso il cantiere di Adelaide.
Infine, vengono rivisti al rialzo i costi iniziali stimati in 50 miliardi di dollari, con costi di manutenzione di circa 145 miliardi di dollari per i prossimi 60 anni. Alcuni media non hanno esitato ad esagerare le cifre, arrivando al punto di riportare che la parte australiana ha preso in considerazione l’idea di annullare la collaborazione di Naval Group.
Successivamente, il governo australiano aveva confutato tutte queste informazioni calunniose e il Ceo Hervé Guillou aveva definito queste campagne di disinformazione un “attacco”, accusando i media di trasmettere volontariamente queste informazioni per danneggiare la reputazione del gruppo francese. Ma la trasparenza mostrata dal governo australiano nei confronti del contratto non ha facilitato il processo. In questo caso, l’influenza dell’opinione pubblica locale, amplificata dalla risonanza della campagna mediatica, ha costituito una minaccia temporanea all’affidabilità del contratto.
Nonostante una consolidata reputazione ed esperienza, la posizione del colosso industriale in Australia è fragile, poiché questa è la sua prima collaborazione con il governo australiano. L’americana Lockheed Martin, che dovrà gestire la progettazione del sistema di combattimento di questi stessi sottomarini, è da tempo presente in Australia.
Questo rende l’esercizio ancora più difficile per Naval Group per dimostrare la sua affidabilità, quando deve lavorare con un’azienda che ha già la piena fiducia del governo. Lockheed beneficia indirettamente di questi attacchi, poiché afferma ulteriormente la sua posizione dominante nell’industria militare australiana. L’amministratore delegato della Lockheed non ha mai subito le stesse dure critiche mosse nei confronti del colosso francese Naval Group.
La concorrenza tra i produttori europei ha indubbiamente giocato nella ricaduta informativa di questo confronto commerciale. Naval Group, infatti, aveva battuto la concorrenza di diversi gruppi del vecchio continente in precedenti gare d’appalto come Bae System nel Regno Unito, Navantia in Spagna, Tkms in Germania, Damen nei Paesi Bassi e Kockum in Svezia.
Da parte sua, l’amministratore delegato di Jaycar Electronics, produttore di batterie australiano, aveva addirittura commissionato uno studio (in rappresentanza di un gruppo di cittadini preoccupati per l’attuale programma del governo) che aveva evidenziato il vantaggio di scegliere il concorrente svedese di Naval Group, Kockum, al fine di un nuovo bando di gara. Sebbene respinta dal governo di Canberra, questa campagna di lobby mostra che anche i potenziali subappaltatori australiani avevano interesse a destabilizzare l’industria francese. Inoltre, l’aumento dal 50% al 60% della quota australiana di subappalto non poteva che avvantaggiare soprattutto il Dipartimento della Difesa australiano.
In conclusione, l’accordo siglato con gli Usa non farà altro che aumentare il rischio di proliferazione nucleare nel contesto dell’Indo-Pacifico.
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