Gli Usa, secondo quanto rivelato dal Financial Times, vorrebbero proporre la confisca di 270 miliardi di euro di asset alla Russia. Il piano sarebbe presentato al prossimo G7. L’obiettivo è di dare questo tesoretto inutilizzato all’Ucraina senza incorrere in problemi legali, anche se come farlo è ancora in discussione. L’ipotesi pare essere gradita a Giappone e Canada, mentre per il momento l’Europa è rimasta cauta in merito.
I beni in questione sono già sostanzialmente a disposizione. In virtù delle misure emanate dopo l’inizio del conflitto, il 24 febbraio 2022, infatti, in giro per l’Europa ci sono circa 300 miliardi di euro di asset russi, che sono stati sequestrati alla Banca centrale e agli oligarchi vicini a Vladimir Putin. Anche l’Italia ha guadagnato da questa pratica 6 miliardi di interessi (3 all’anno). Lo status di queste proprietà monetizzabili è attualmente però ancora di congelati, seppure per gli americani debba diventare al più presto di confiscati in modo da poterli reindirizzare a Kiev.
Usa vogliono proporre confisca di 270 miliardi di asset a Russia: i pareri dei Paesi del G7
Finora l’Unione europea, dove è presente la maggior parte degli asset sequestrati alla Russia, da parte sua, si è astenuta finora dal confiscarli, esplorando invece modi per scremare i profitti generati per istituzioni finanziarie come Euroclear, dove sono custoditi asset sovrani per 191 miliardi di euro. La presa di posizione degli Usa in vista del prossimo G7, a cui Roma avrà la presidenza e dove la questione verrà discussa, tuttavia, potrebbe aprire nuovi scenari.
I Paesi europei sono infatti ancora molto titubanti ma molto dipenderà dalle questioni legali. Italia e Germania avrebbero accolto con qualche riserva proprio per paura di conseguenze giudiziarie e non solo. Regno Unito e Francia invece hanno evidenziato i problemi tecnici che deriverebbero da questa azione. I fondi confiscati non sarebbero infatti subito disponibili per aiutare l’Ucraina nella ricostruzione del territorio al termine della guerra. È da capire dunque se la proposta americana possa essere percorribile o meno.