Dopo meno di un giorno dalla conclusione della missione diplomatica di Blinken a Pechino 12 aerei dell’aviazione militare cinese hanno attraversato la linea mediana dello Stretto che viene considerata il confine de facto fra la Repubblica Popolare Cinese e Taiwan. Una dimostrazione di forza che ribadisce, ancora una volta, la volontà di Pechino di riunirsi alla “isola ribelle” e dà una chiara risposta a Blinken che aveva da poco confermato la vicinanza del governo americano a Taiwan.
Gli storici che dovranno ricostruire le relazioni sino-americane probabilmente relegheranno la recente visita di Blinken a tappa interlocutoria della faticosa costruzione di un impossibile equilibrio bipolare, ma il fatto che il Segretario di Stato americano abbia chiaramente esplicitato le preoccupazioni degli Stati Uniti circa la sovra-capacità cinese mette direttamente sul piatto la questione dirimente di questa fase delle relazioni internazionali. Raggiungere una sintesi fra la necessità della Cina di trovare uno sbocco per le sue eccedenze industriali e la difesa dell’industria americana, sempre più orientata al mercato interno, al momento sembra un’impresa alquanto difficile.
La competizione tecnologica rende il quadro più complesso, perché non contempla la possibilità di un secondo classificato e quando impedisce l’accesso alle tecnologie e alle risorse dal valore strategico trasforma le misure protezionistiche in una minaccia esistenziale. A riguardo, le parole del ministro degli Esteri cinese Wang Yi, che ha accusato gli USA di avere “adottato infinite misure per sopprimere l’economia, il commercio, la scienza e la tecnologia della Cina” non lasciano dubbi circa la posizione cinese. Inoltre Yi, circa la guerra commerciale in atto, ha dichiarato che quella degli USA “non è concorrenza leale, ma contenimento, e non elimina i rischi ma li crea”.
Posizioni inconciliabili, per il semplice motivo che la Cina non può rinunciare a trovare sbocchi esteri per la sua sovra-capacità produttiva, poiché non è in grado di cambiare natura al suo modello di sviluppo export lead e gli Stati Uniti non intendono rinunciare alla loro egemonia nei settori a più alto valore aggiunto e al controllo delle tecnologie dal più alto valore strategico.
Un quadro che la guerra in Ucraina ha complicato ulteriormente, rendendo la Russia dipendente dal sostegno cinese. Blinken, infatti, ha ribadito “seria preoccupazione” per il motivo che la Cina “fornisce componenti che alimentano la brutale guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina”, ufficializzando quello che era ormai chiaro da tempo.
Ad ogni modo, se Cina e USA continuano a comunicare mantenendo aperti i canali ufficiali, le loro dichiarazioni sembrano rivolte a un pubblico più vasto delle proprie opinioni pubbliche. Le due superpotenze parlano ai loro alleati e puntano a polarizzare il sistema delle relazioni internazionali, legittimando agli occhi dei propri alleati presenti e futuri le proprie posizioni. Più che un rafforzamento del dialogo, sarebbe più saggio parlare della messa in scena di uno spettacolo utile a restituire ad entrambi interlocutori un’immagine, al contempo, ferma e dialogante, ma che non ha cambiato di una virgola le questione della competizione in atto.
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