Il riarmo nelle amerosfera e sinosfera ha numeri crescenti e punta alla superiorità “multidominio” globale e a pareggiare/negare quella dell’avversario. America e Cina non vogliono un confronto militare diretto, ma raggiungere un livello di deterrenza tale da disincentivare l’avversario a tentarlo, cercando comunque una superiorità che riduca la sfera di influenza e la solidità dell’altro. Pertanto la ricerca della superiorità include non solo le armi, ma anche il modello sociale nella sua capacità di creare ricchezza e potere cognitivo diffusi, cioè la “competitività di modello” per rompere la coesione interna dell’avversario sia sul piano della popolazione, sia su quello degli alleati.



Questo nuovo bipolarismo che accende un conflitto sistemico ricorda quello della prima Guerra fredda. Ma ci sono notevoli differenze. La principale, per vincere una guerra mondiale senza combatterla, è la pressione per rendere competitivo il “ciclo di trasfigurazione del capitale”: il capitale politico deve trasformarsi in capitale sociale, industriale, intellettuale, per poi re-trasformarsi in finanziario e a sua volta fornire risorse crescenti al capitale (geo)politico affinché tenga crescente tale ciclo virtuoso.



Se ne era già accorto Yuri Andropov, capo del Kgb, quando nel 1977 scrisse una relazione riservata che raccomandò modifiche a Mosca per non perdere il confronto con l’America. Quando Deng Xiaoping lesse quella relazione fornitagli da una già ben organizzata intelligence cinese, accelerò il progetto che stava studiando da tempo: prima di sfidare gli Stati Uniti bisognava diventare più ricchi di loro, nelle contingenze utilizzando l’America come leva strumentale di qualificazione competitiva del proprio sistema. Così nel 1978 avviò riforme economiche per liberalizzare l’economia, prendendo un modello export-led, pur non il comando del Partito comunista, così inaugurando il modello di capitalismo autoritario contrapposto a quello democratico che oggi caratterizza il nuovo bipolarismo.



Il gruppo di ricerca di chi scrive ha avviato un nuovo programma dal titolo “geopolitica della competizione sistemica” – che anche include opzioni strategiche in caso di implosione di un sistema autoritario nazionale – e iniziato un progetto settoriale finalizzato a capire la nuova “economia della deterrenza”.

Il punto di questo progetto, semplificando, è capire quanti “cannoni” possono essere trasformati in “burro” e come. Gli studi sulla prima Guerra fredda mostrano che l’America vinse anche perché riuscì a trasferire all’economia civile le innovazioni finanziate con spesa militare, dandole un formidabile traino tecnologico. L’Urss non ci riuscì perché non aveva un’economia civile e ciò rese insostenibile la spesa militare stessa. Pertanto nel riarmo in atto hanno priorità l’efficacia civile della spesa militare e il contributo di quella civile nei sistemi di superiorità.

Inizia una nuova stagione per il capitale di investimento privato.

www.carlopelanda.com

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