Ieri a Bali, a margine del G20, c’è stato l’atteso incontro tra Joe Biden e Xi Jinping. “Come leader delle principali economie del mondo, dobbiamo gestire la competizione dei due nostri Paesi”, ha detto il Presidente degli Stati Uniti al suo omologo cinese. Un obiettivo non facile da perseguire considerando sia le mire di Pechino su Taiwan che la volontà di Washington di creare una sorta di “embargo” tecnologico nei confronti della Cina. E in mezzo a queste due super potenze, tra gli altri, anche l’Europa, in cui non mancano Paesi, vedasi in particolare la Germania, con rapporti importanti con il Dragone. Abbiamo chiesto un commento a Mario Deaglio, professore emerito di Economia internazionale all’Università di Torino.
Professore, cominciamo col vedere la situazione degli Stati Uniti, dove si sono da poco tenute le elezioni di midterm.
Mi sembra che, come in altre parti del mondo, anche negli Stati Uniti la destra faccia passi in avanti, ma non riesca a trovare poi la zampata decisiva. È successo anche a Trump, ma nonostante questo nel Paese la situazione resta confusa: mi pare che Biden non sappia bene cosa fare. Si potrebbe dire che l’unica istituzione in America che ha una strategia chiara è la Fed, che ritiene che ci sarà comunque una recessione. Per certi versi, prima arriva meglio è, perché così se ne esce presto, possibilmente prima delle elezioni del 2024. Si tratta, quindi, di fare in modo che non sia troppo profonda.
Qual è invece la situazione della Cina?
Non mancano delle debolezze, che potrebbero anche esserci dal punto di vista etnico, vista la grande eterogeneità della popolazione. Mi pare che la Cina abbia problemi interni rilevanti, non ha tutte le carte in regole per essere una vera potenza mondiale. Tuttavia, sembra essersi posta un traguardo inseguendo il quale aumenteranno le frizioni con gli Stati Uniti.
L’annessione di Taiwan?
No. Nessuno lo sottolinea mai, ma la Cina ha spostato i suoi interessi prioritari dalla Belt and Road Initiative, avendo anche raggiunto ormai una serie di posizioni strategiche nel mondo, allo spazio. Si parla poco delle iniziative di Pechino in questo campo, ma se dovessi scommettere oggi su chi saranno i primi a portare importanti quantitativi di minerali dallo spazio sulla Terra direi i cinesi.
Questo obiettivo dà fastidio agli Usa?
Sicuramente gli Usa cercheranno di rallentare il raggiungimento di questo traguardo con un embargo relativo ad alcuni settori in cui la Cina non ha tutte le tecnologie necessarie. Vedremo come andrà a a finire. Come del resto sarà interessante osservare quale sarà il destino delle multinazionali tecnologiche americane per capire se siamo di fronte a una sorta di crisi di crescita, che può anche essere superata con delle correzioni di rotta, o a un modello spacciato.
In mezzo alla contesa tra Stati Uniti e Cina rischia di finire l’Europa…
Che non sembra in grado di essere determinante nella pace in Ucraina, ma certamente sarà in prima linea nel favorirla. È difficile da far capire ai non europei, ma, al di là della questione ucraina, non siamo nemici dei russi e questo spiega in parte perché i tedeschi non stanno fornendo così tanti aiuti militari a Kiev. Ho anche l’impressione che gli Stati Uniti si siano raffreddati un poco verso l’Ucraina: forniscono sì armi, ma facendo attenzione alla tipologia, forse perché temono che gli ucraini possano dar vita ad azioni ancora più pericolose di quella compiuta sul ponte di Crimea.
Il problema principale forse è che non c’è una posizione chiara dell’Europa in quanto tale, ma ogni Paese segue la propria linea.
Ogni Paese membro segue la sua linea e la Commissione fa un po’ di fatica a tenerle tutte entro distanze accettabili. Nel caso della Cina, c’è da dire che purtroppo i tedeschi non hanno prestato molta attenzione in passato e si sono fatti soffiare l’industria dei pannelli fotovoltaici da Pechino, perdendo quindi un settore che poteva un po’ affrancarli dall’automotive, che resta ancora la loro industria prevalente.
Se i rapporti tra Stati Uniti e Cina dovessero inasprirsi e Washington chiedesse ai propri alleati di applicare delle sanzioni verso Pechino cosa accadrebbe in Europa?
Sarebbe una richiesta davvero molto divisiva. Anche l’Italia, direttamente o indirettamente, tramite i tedeschi, ha rapporti commerciali molto importanti con la Cina. Francamente non credo che gli Stati Uniti possano arrivare a tanto, perché non vedo una possibile giustificazione per una richiesta del genere. Washington ritiene che la Cina stia diventando più forte e che quindi vada fermata. Ma Pechino, a parte il sorvolo di Taiwan da parte di suoi aerei militari, non ha compiuto atti ostili nei confronti di nazioni vicine. Oggi la Cina è addirittura buoni rapporti con l’India, mentre fino a pochi anni fa questi due Paesi di fatto non si parlavano.
(Lorenzo Torrisi)
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