Il massiccio investimento di Facebook e Google per lo spiegamento di cavi sottomarini situati nel continente africano risponde alle principali sfide strategiche per i giganti di Internet.
Sebbene Facebook e Google non siano stati presenti al forum Africom organizzato lo scorso novembre e dedicato alla trasformazione digitale delle imprese in Africa, i due giganti americani pianificano tuttavia importanti progetti per il futuro.
Infatti Google vuole finanziare il progetto “Equiano” con un massimo di 300 milioni di dollari al fine di controllare i dati che transitano dal Nord America all’Africa e consentire a questa di accedere a Internet grazie alla fibra ottica. La costruzione di questa nuova infrastruttura, prevista per il 2021, è stata affidata alla società franco-finlandese Alcatel Submarine Networks.
Per quanto riguarda Facebook, il suo progetto “Simba” richiede un investimento fino a 1 miliardo di dollari per facilitare l’accesso alle informazioni, ma anche per aumentare il numero di utenti africani sul social network di Mark Zuckerberg.
In definitiva, l’ambizione di Gafam (Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft) in Africa è di sviluppare i propri progetti nel campo dell’intelligenza artificiale (AI) che lo sviluppo di infrastrutture sottomarine per i cavi dovrebbe supportare a lungo termine.
La creazione del centro di ricerca AI da parte di Google in Ghana e l’apertura dei primi data center di Microsoft in Sudafrica riflettono l’ambizione degli Stati Uniti di estendere la propria influenza sul continente africano grazie allo sviluppo di servizi digitali, in particolare nel settore agricolo. Questi investimenti possono anche essere interpretati come il desiderio di competere con i rivali cinesi come Zte e Huawei.
In ultima analisi ieri come oggi le infrastrutture delle telecomunicazioni sono uno strumento formidabile per moltiplicare la potenza economica e militare degli Stati. Se infatti il miglioramento dei rapporti di forza diventa l’obiettivo primario della politica interna ed estera degli Stati, non c’è alcun dubbio che la tecnologia nel suo complesso sia un moltiplicatore di potenza economica e militare.
È evidente quindi il ruolo rilevante rivestito dai cavi sottomarini nel contesto dell’attuale guerra economica tra Cina e Usa.
Gli Usa hanno fino a questo momento svolto un ruolo fondamentale come player nel contesto del dominio delle infrastrutture digitali e non vogliono che la Cina, in particolare Huawei, possa ridimensionare in modo rilevante l’egemonia conseguita.
La postura offensiva cinese anche nel contesto delle infrastrutture digitali sottomarine è dimostrata dal fatto che, in primo luogo, Huawei Marine Networks Co., di proprietà del gigante delle telecomunicazioni cinese, ha posato un cavo di 6mila chilometri tra il Brasile e il Camerun e, in secondo luogo, ha iniziato a lavorare su un’altra rotta di 12mila chilometri che collega l’Europa, l’Asia e l’Africa (progetto questo denominato “Peace” cioè Pakistan & East Africa Connecting Europe determinante per la One Belt One Road) e sta completando i collegamenti tra il Golfo della California e il Messico. In totale, l’azienda sta lavorando su circa 90 progetti per costruire o aggiornare collegamenti in fibra ottica sul fondo marino.
È evidente che Washington vede questa espansione come una delle principali minacce di spionaggio e sta attuando una forte pressione sui suoi alleati – ad esempio sulla Germania e soprattutto sul nostro paese – avvertendoli che limiterebbe la condivisione nel contesto della cooperazione militare se Huawei dovesse riuscire a costruire l’infrastruttura di Internet mobile di prossima generazione, cioè il 5G.
Anche in questa ottica devono essere lette le raccomandazioni del Copasir del 12 dicembre 2019, raccomandazioni che sono chiaramente esplicitate in questo passaggio della relazione: “A parere del Comitato, il Governo e gli organi competenti in materia dovrebbero considerare molto seriamente, anche sulla base di quanto prevede la recente disciplina dettata dal decreto-legge n. 105/ 2019, la possibilità di limitare i rischi per le nostre infrastrutture di rete, anche attraverso provvedimenti nei confronti di operatori i cui legami, più o meno indiretti, con gli organi di governo del loro Paese appaiono evidenti. A tali organi potrebbero infatti potenzialmente essere veicolate informazioni e dati sensibili riconducibili a cittadini, enti e aziende italiani”.
Non dobbiamo mai trascurare il fatto – geopoliticamente fondamentale – che la Cina mira a diventare la prima potenza industriale e tecnologica entro il 2025 e intende perseguire questa finalità anche attraverso il controllo della tecnologia legata al 5G, la cui potenzialità è ovviamente anche connessa al controllo dei cavi sottomarini.