Venti di guerra sempre più forti tra Stati Uniti e Iran. Secondo quanto riporta oggi il Daily Mail, la Casa Bianca sta mettendo a punto un piano per dispiegare ben 120mila soldati, lo stesso numero di militari usato per l’invasione dell’Iraq nel 2003, in Medio Oriente, con lo specifico obbiettivo di “difendere gli interessi americani” in caso di provocazioni iraniane. Ovviamente una eventuale invasione dell’Iran necessiterebbe di ben più soldati, ma è una ennesima provocazione nei confronti di Teheran, come da tempo il presidente Trump sta portando avanti, dopo essere uscito dall’accordo sul nucleare firmato nel 2015. Il New York Times conferma la notizia. Per dispiegare questo numero di soldati ci vorranno diversi mesi, spiega il quotidiano americano. Intanto ieri Trump in uno dei suoi tanti tweet ha avvertito che “l’Iran soffrirà grandemente se saranno colpiti gli interessi americani”. Una frase ambigua che non si capisce a cosa si riferisca esattamente, come tipico nel suo stile. Qualche giorno fa l’Iran aveva lanciato una sorta di ultimatum ai paesi europei firmatari dell’accordo del 2015, avvisando che se entro 60 giorni non avessero convinto gli Stati Uniti a moderare la loro pressione, avrebbero ripreso l’arricchimento dell’uranio a fini nucleari.



GLI ATTACCHI ALLE PETROLIERE NEL GOLFO

In sostanza, spiegano gli esperti, il presidente americano vorrebbe che Teheran aderisse a un accordo di più ampia portata sul controllo delle armi. Già nei giorni scorsi sono stati inviati nel Golfo alcuni bombardieri B-52 in una dimostrazione di forza contro quello che i militari americani definiscono minacce contro le truppe americane nella regione. La risposta iraniana non si è fatta attendere: più che una minaccia nei nostri confronti, questo dispiegamento di truppe è un obbiettivo da colpire se non verrà permessa l’esportazione di petrolio che gli Usa stanno bloccando. Sempre nei giorni scorsi si è registrato un grave incidente nel Golfo di cui non è chiara la matrice: quattro petroliere sono state attaccate con esplosivo al largo delle coste degli Emirati arabi. In seguito anche due petroliere saudite e una norvegese hanno subito la stessa sorte. Per gli americani non ci sono dubbi chi siano gli autori: iraniani o alleati dell’Iran.

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