Tensione altissima nello stretto di Hormuz dopo che i Guardiani della Rivoluzione iraniana hanno sequestrato la petroliera britannica Stena Impero con 23 persone a bordo di varia nazionalità. In un comunicato su Sepahnews, il sito internet dei pasdaran, l’azione viene motivata dal fatto che la petroliera “non ha rispettato il codice internazionale” e il sequestro è stato eseguito “su richiesta dell’autorità portuale e marittima della provincia di Hormozgan”. Secondo la versione iraniana, di cui dà conto “La Repubblica”, la petroliera avrebbe spento il suo localizzatore e navigato passando per l’uscita anziché per l’entrata dello Stretto, ignorando tutti gli avvertimenti. La Stena Bulk, proprietaria della petroliera sequestrata, e la Northern Marine Management hanno dichiarato di non essere “in grado di contattare la nave”. Lo stesso governo britannico ha confermato che sono stati persi i contatti chiedendo chiarimenti a Teheran. La Stena Impero si trova attualmente ancorata nel porto di Bandar Abbas, nel sud dell’Iran. (agg. di Dario D’Angelo)



LE MODALITA’ DEL SEQUESTRO DELLA PETROLIERA

Una petroliera è sotto sequestro in Iran, nello stretto di Hormuz. In base a quanto riportato in queste ultime ore da tutti i principali quotidiani nazionali e stranieri, i Guardiani della rivoluzione iraniana avrebbero preso in carico la Stena impero con a bordo 29 marinai, nave facente parte della società armatrice Stena Bulk. Secondo quanto spiegato da Teheran, l’imbarcazione in questione sarebbe finita fuori rotta e quindi intercettata. In base a quanto emerso, pare che la petroliera sia stata bloccata da alcune piccole imbarcazioni e da un elicottero. “Non abbiamo notizie di feriti, la nostra priorità è la sicurezza delle persone a bordo”, ha fatto sapere la Stena Bulk, mentre Jeremy Hunt, ministro degli esteri britannico, ha specificato che nessun cittadino del Regno Unito era a bordo della nave e che “Gli equipaggi sono composti da varie nazionalità”. Londra non ha ovviamente preso bene la mossa dell’Iran, definendo il sequestro come un segnale di escalation, e ricordando che i mercantili hanno diritto di transitare nello stretto di Hormuz “per il loro legittimo business”. Come detto sopra, l’Iran rimanda al mittente ogni accusa, spiegando che la petroliera sarebbe stata bloccata perché deviante dalla rotta internazionale. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



IRAN, CAOS DRONE E PETROLIERE

Lo Stretto di Hormuz nelle ultime settimane è divenuto il teatro di “prova” del potenziale scontro da fuoco tra Iran e Usa, sempre alle prese con il mancato accordo sul nucleare che potrebbe spingere tra qualche mese a guerre e provocazioni ben peggiori: la novità di giornata è rappresentata dall’annuncio di Donald Trump di aver abbattuto un drone dell’Iran proprio nell’area di Hormuz per “motivi di difesa”. La Casa Bianca ha spiegato che la USS Boxer ha colpito in giornata un drone iraniano in un’azione difensiva a sole 4 settimane dal precedente drone americano abbattuto da Teheran mentre sorvolava lo spazio aereo internazionale sempre su Hormuz (che collega il Golfo Persico con il Golfo di Oman, protagonista degli scontri sulle petroliere degli scorsi giorni). Trump ha spiegato ai giornalisti alla Casa Bianca «il Boxer ha preso un’azione difensiva contro un drone iraniano, che si era chiuso a distanza ravvicinato, a circa 1000 yards, ignorando gli avvertimenti così da mettere in pericolo la sicurezza della nave e l’equipaggio». Il Presidente Usa ha poi aggiunto che il drone iraniano è stato immediatamente distrutto, visto che gli Stati Uniti «riservano il diritto di difendere il nostro personale e le strutture, condannano i tentativi dell’Iran di interrompere la libertà di navigazione e il commercio globale».



ANCORA CAOS NELLO STRETTO DI HORMUZ

Lo scontro è fortissimo e la tensione tra Usa e Iran dopo le sanzioni comminate da Trump a Rohani e Khamenei per l’uscita dal negoziato sul nucleare e per il drone abbattuto lo scorso 20 giugno da Teheran: «Continueremo ad aumentare la pressione su Teheran fino a quando il regime non abbandonerà le sue pericolose attività», ha aggiunto il tycoon repubblicano. La seconda svolta di giornata arriva però dal Ministero degli Esteri Mohammad Javad Zarif che durante una visita a New York per diversi incontri all’Onu smentisce di fatto tutto in merito all’abbattimento del drone: «gli Stati Uniti non hanno abbattuto un drone iraniano nello stretto di Hormuz», come ha ribadito in un tweet anche il viceministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi. Zarif alle Nazioni Unite ha poi ribadito «non ho alcuna informazione sulla perdita di un drone». Intanto ieri Teheran ha fatto sapere che la petroliera araba sparita domenica scorsa dai radar americani e degli Emirati, poi ricomparsa in un porto iraniano, è stata effettivamente sequestrata come denunciavano gli stessi Usa nei giorni scorsi, a fronte della completa negazione d’ogni coinvolgimento dei Pasdaran. Secondo la versione iraniana, la nave Riah (con a bordo 12 marinai, ndr) era coinvolta in attività di contrabbando: aveva ricevuto petrolio da una imbarcazione locale, un dhow. Si tratta in realtà di una possibile rappresaglia per gli scontri nel Golfo sempre su altre petroliere e soprattutto del sequestro da parte del Governo inglese di una petroliera iraniana a Gibilterra, la Grace 1, destinata alla Siria.