Quando si arriva alla fine della propria vita diventa ancora più forte l’urgenza della verità di noi stessi e di tutto. Si tratta di una legge dell’anima insita in ognuno e insopprimibile. Essa ci porta a ricordare, a raccontare o anche a confessare fatti segreti della nostra vita. Tale legge riguarda tutti, nessuno escluso. È, insomma, un impulso a confessare (Theodor Reik) che spinge ognuno a muoversi dall’interno del suo abisso interiore verso l’oltre. Perciò, filosofi, criminali, militari, politici e anche personaggi letterari parlano di atti nascosti e sepolti nella memoria, di fronte all’estremo.
Stavrogin, un demonio dostoevskiano, non si pente dei suoi delitti, ma nondimeno scrive una confessione. Sente il bisogno di rovesciare il fondo della sua anima al cospetto di un altro. Mantiene la sua arroganza nichilista, ma dice cosa ha fatto: confessa.
Anche Salvatore Riina, dopo aver negato sempre di essere un boss mafioso, senza sapere di essere intercettato, narrò a un compagno d’aria le sue azioni criminali. Fu poi costretto al silenzio dalle minacce della famigerata Falange armata, organizzazione occulta che in passato aveva rivendicato numerose azioni terroristiche.
Anche i politici sentono il bisogno di parlare. Giuliano Amato, in particolare, ha suscitato clamore per la sua intervista su Ustica, che ha rotto il silenzio consolidatosi sulla strage. Il suo intervento ha risollevato l’attenzione su una storia fatta di dolore, morti e responsabilità gravissime. Bisogna ricordare, a tal proposito, che su Ustica indagarono due valorosi servitori dello Stato: Paolo Borsellino e Carlo Alberto Dalla Chiesa. E inoltre che la lista dei morti di Ustica non comprende solo le vittime del volo Itavia, ma anche i numerosi decessi sospetti collegati alla strage. Tanti uomini dell’Aeronautica morirono in maniera drammatica. Diversi generali: Roberto Boemio (ferito a morte), Licio Giorgieri (ucciso da terroristi), Antonio Scarpa (ucciso in casa), Saverio Rana, il primo a parlare di missili. Tanti ufficiali ( Maurizio Gari, Pierangelo Tedoldi, Gian Paolo Totaro), sottufficiali (Angelo Carfagna, Mario Alberto Dettori, Antonio Muzio, Antonio Pagliara, Franco Parisi, Ugo Zammarelli) alcuni piloti (Sandro Marcucci, Mario Naldini e Ivo Nutarelli morti tragicamente a Ramstein) e poi il tecnico Michele Landi, consulente delle Fiamme Gialle. Una scia di sangue davvero troppo lunga e piena di interrogativi irrisolti che continuano a inquietare.
Ad ogni modo, senza entrare nel merito della distruzione dell’aereo e delle diverse ipotesi, sono importanti i testimoni oculari, che hanno parlato di una battaglia aerea sui cieli di Calabria, in concomitanza con la strage di Ustica. Si vedano, a tal proposito su Il Corriere della Calabria, gli articoli di Pablo Petrasso dell’8 e 9 Settembre 2023. Le testimonianze raccolte, nella loro impressionante veridicità, rimandano al grande lavoro svolto dal giudice Priore, arrivato a pochi passi dalla verità.
D’altro canto, anche se le dichiarazioni di Amato e del maresciallo Dioguardi hanno ottenuto le prime pagine dei giornali, bisogna ricordare che il presidente Cossiga già nel 2008 aveva parlato di Ustica con toni molto decisi e duri. L’ex presidente della Repubblica, poi, poco prima di morire parlò anche di un’altra strage, quella di via D’Amelio. In una telefonata drammatica disse alla vedova Borsellino che la terribile strage aveva a che fare con un golpe, non aggiungendo altro.
Altre dichiarazioni fatte prima di morire sono state quelle del generale Pasquale Notarnicola, capo dell’Antiterrorismo e del controspionaggio dal 1978 al 1983. In due interviste rilasciate a Report ha raccontato, con dovizia di particolari, i quattro depistaggi fatti dal generale Giuseppe Santovito sulla strage di Bologna. Secondo alcuni giornalisti investigativi, peraltro, la terribile devastazione avvenuta a Bologna è da collegare a Ustica. Nel corso di un’intervista, a tal proposito, Notarnicola ha sostenuto l’esistenza di una Gladio illegittima all’interno della Gladio legittima e l’esistenza di menti raffinatissime al di fuori dell’Italia. In un altro intervento ha ricordato che, tra i documenti sequestrati alla figlia di Gelli, fu trovato il manuale redatto dal generale Westmoreland, nel quale si indicavano linee strategiche non ortodosse di oscuro controllo del potere.
Tutte queste dichiarazioni o confessioni sono come pezzi di un intricato puzzle di difficile ricostruzione. Si tratta, infatti, di scenari ad alta complessità in cui sono coinvolti segreti di Stato e tra Stati riguardanti verità tremende, le quali generano sgomento e un certo senso di impotenza. Tuttavia, è certamente errato quello che sosteneva Gelli, capo della P2, ritenuto dal defunto generale Notarnicola prestanome di poteri esterni all’Italia. Il “venerabile” diceva che i segreti vanno bruciati: concretamente e mentalmente. Si tratta semplicemente di incenerire e far scomparire il passato. Ma non è così, l’oblio per le stragi non esiste. I nostri atti ci seguono, diceva Paul Bourget. E Newman, attento agli abissi dell’uomo, sosteneva che non possiamo sfuggire alla nostra coscienza. C’è infatti, in noi, un punto nascosto che ci dice chi siamo. Nessuno può cancellarlo, neanche chi trama nell’ombra.
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