LA CONFERENZA STAMPA DI GIULIANO AMATO “RIMESCOLA” ANCORA LE CARTE SU USTICA?

La conferenza stampa convocata questo pomeriggio presso la sede della Stampa estera rischia di aver nuovamente “mescolato le carte” in merito ad una vicenda già intricata di suo e che ora assume i contorni del “giallo politico” attorno alla figura di Giuliano Amato: l’ex Premier, per cercare di mettere una parola definitiva sui suoi “dubbi” relativi alla strage di Ustica, è intervenuto in conferenza stampa elencando l’intera origine della sua “ipotesi”. «Non ho mai ritrattato niente», ha subito detto Amato facendo riferimento ai due interventi – su “La Verità” ieri e su “La Repubblica” oggi – sui quotidiani in merito al caso Ustica.



«Nell’intervista non ho mai detto che stavo dando la verità su Ustica. Ho detto che portavo avanti l’ipotesi più ritenuta più credibile tra quelle formulate, specificando che non avevo la verità da offrire ma il mio scopo era provocare se possibile un avvicinamento alla verità. E non ho detto a Macron di chiedere scusa ma di occuparsi della cosa: se dimostra che è infondata bene, se no deve chiedere scusa», così ha provato a chiarire Amato mettendo però sullo stesso piano nel giro di pochi giorni ben quattro (con questo) interventi pubblici in merito alla vicenda del presunto missile francese contro l’aereo precipitato ad Ustica. La ricerca di verità da parte delle associazioni delle vittime, sentenzia con la stampa l’ex Presidente della Consulta, «comincia a diventare irrealizzabile perchè si muore: Purgatori se ne è appena andato, era una voce importantissima, altre che hanno vissuto la vicenda se ne possono andare, visto tutti gli anni passati. Chi ha guidato un aereo potrebbe dire ‘ero io alla cloche di un aereo che quella notte era tra gli altri a ronzare attorno al Dc9».



Secondo Giuliano Amato, la politica può e deve fare ancora molto per chiarire definitivamente la vicenda su Ustica: «Non è detto che sia necessariamente la politica italiana, potrebbe anche essere quella francese: se ho il dubbio che 40 anni fa da un mio aeroporto sia partito una aereo che ha compiuto un disastro simile, potrei intervenire». Dopo aver smentito di aver sentito in questi giorni la Premier Meloni, Amato chiude con un nuovo appello al Presidente Macron: «chiedo che ci liberi dalla questione Solenzara», ovvero la base militare in Corsica da cui potrebbe essere partito il caccia che lanciò il missile contro il Dc9, secondo una delle piste investigative. La chiosa finale con battuta di Amato aumenta il senso di particolare “superamento” sull’intera vicenda sorta in questi giorni: «Io sono molto amico della Francia. Non condivido la testata che Zidane piantò nello stomaco del nostro Materazzi. Su questo, per me, la questione è ancora aperta, ma è l’unica questione aperta tra me e la Francia e i francesi, con cui ho un rapporto eccellente».



GIULIANO AMATO SCRIVE A “REPUBBLICA” DOPO IL CASO “RIAPERTO” SU USTICA

Un’intervista “bomba”, due interventi successivi sui quotidiani e oggi anche una conferenza stampa: Giuliano Amato prova a spiegare meglio il senso di quelle rinnovate accuse lanciate contro la Francia in merito all’orrenda strage di Ustica avvenuta il 27 giugno 1980, con lo schianto del volo Dc9 Itavia. Un autentico caso internazionale è stato creato da quella prima intervista apparsa lo scorso sabato e rilasciata a “La Repubblica”, lo stesso quotidiano che oggi ospita un articolo di Amato dove si prova a delineare meglio i contorni della intricata vicenda.

«Dopo l’uscita dell’intervista su Ustica, una domanda è circolata insistentemente nei giornali, in tv, sui social: perché proprio ora?»: ebbene, Giuliano Amato a questa domanda prova a rispondere anche se il dibattito non viene del tutto chiuso dall’ex Premier, «la richiesta che mi è arrivata da Simonetta Fiori ha incontrato il mio bisogno di verità che a una certa età diventa più urgente, con il tempo davanti che si accorcia ogni giorno». Amato dice di aver provato a restituire al pubblico un racconto storico che non aspirava a rivelare chissà quali segreti “sconosciuti” – ha infatti ribadito più volte di non avere nuove prove o elementi innovativi rispetto alla sentenza giudiziaria, mentre l’idea era quella di «avvalorare una ricostruzione che è custodita in centinaia di pagine scritte dai giudici, nelle svariate perizie, anche nelle inchieste di giornalisti bravi come Andrea Purgatori, ma che si è dovuta arrestare davanti a più porte chiuse». Una ricostruzione che da uomo dentro lo Stato per oltre 40 anni ora ha senso provare a restituire, secondo la sua visione.

AMATO SI APPELLA A MACRON: “RESTITUISCA LA VERITÀ SULLA STRAGE DI USTICA”

«In questi 43 anni la mia non è stata una presenza muta», prova a difendersi ancora Giuliano Amato su “La Repubblica”, con il breve racconto dei suoi interventi nelle sedi istituzionali e giudiziaria, in particolare «L’amicizia con la professoressa Bonfietti, la promessa di un impegno permanente al suo fianco, non è certo estranea alla decisione di rendere oggi testimonianza a Repubblica, insieme alla dolorosa perdita di Purgatori».

Per l’ex Presidente della Consulta il senso di parlare ora è perché altri che possono sapere meglio sull’effettivo missile francese che avrebbe colpito l’aereo di Ustica in quella dannata estate del 1980 (poche settimane dopo ci fu anche la Strage di Bologna, ndr), nel tentativo di colpire invece il leader libico Gheddafi. «Chi sa parli ora: questo il senso dell’appello rivolto ai testimoni reticenti, gli ultimi sopravvissuti di una generazione che si sta estinguendo (ma curiosamente mi è stato chiesto anche dalla premier di produrre nuove prove)», spiega ancora Amato allontanando l’ipotesi formulata in questi giorni sull’accordo “segreto” tra Meloni e l’ex Premier per divulgare queste “novità” su Ustica. Ammette di avere fatto confusione sulle date e sui riferimenti a Craxi, conclude Amato nel suo articolo, «Ma è un dettaglio rispetto alla sostanza denunciata: l’insofferenza di larga parte della classe politica, Craxi incluso, davanti alla ricerca della verità, contro i tentativi di depistaggio messi in atto da generali e ammiragli. Nessuno aveva interesse a scoperchiare un segreto coperto dalla ragion di Stato o di Stati: la tragedia di Ustica era stato un atto di guerra in tempo di pace in un paese a sovranità nazionale limitata». Ulteriore “scusa” riportata a fondo articolo vede Amato chiedersi se avesse potuto fare e dire di più all’epoca: «Forse anche io, pur mosso dalla volontà di far luce, non ho avuto all’epoca la forza per impormi sulle forze ostili e reticenti? Può darsi. Ammetterlo fa parte di quel processo di verità oggi più che mai urgente». L’appello finale va al Presidente francese Macron, che all’epoca dei fatti aveva solo 3 anni: «Anche per la sua totale estraneità politica ai fatti, e per la libertà che può derivargliene, Macron potrebbe aiutare a restituire giustizia a 81 vittime innocenti ancora senza colpevoli. Una straordinaria opportunità per rinsaldare il rapporto tra i due paesi. Il ministero degli Esteri francese l’ha accolta, manifestando una volontà di collaborazione, peraltro senza mai domandarsi: perché ora? Un passo in avanti rispetto a chi in Italia continua ostinatamente a voltarsi indietro».