L’EX MINISTRO ANDÒ CONFERMA LA LINEA AMATO SULLA STRAGE DI USTICA

Pro o contro Giuliano Amato: dopo le dichiarazioni sulla strage di Ustica (parzialmente “ridotte” nelle ultime ore dal diretto interessato) la politica italiana e internazionale si divide, riaprendo i cassetti della memoria di una tragedia che purtroppo una parola “fine” non l’ha mai avuta nonostante la sentenza giudiziaria. Raggiunto da “La Repubblica” parla Salvatore “Salvo” Andò, ex Ministro della Difesa del Governo Amato e uomo doc del Psi: per lui le parole dell’ex Presidente del Consiglio non solo possono essere credibili ma ritiene siano molto vicine alla verità dei fatti, tanto che conferma nelle ipotesi la presenza di un missile che possa avere colpito l’aereo Itavia.



«I francesi dopo Ustica opposero muro alla verità? L’ho toccato per mano, da ministro. Ogni volta che provavo a parlarne con il mio collega e compagno di partito, Pierre Joxe, col quale ero in ottimi rapporti, lui si ritraeva»: così Andò a “Rep” racconta nel dettaglio come andarono le vicende successive all’odiosa strage di Ustica del 27 giugno 1980, «gli chiesi inutilmente più volte di essere informato sui movimenti della portaerei francese Clemenceau che operava nell’area dove si era verificata la strage». Quello che filtrava da Parigi era profondo imbarazzo, racconta l’ex Ministro socialista, e il motivo era la consapevolezza che «nell’opinione pubblica internazionale i francesi erano i principali indiziati, per via dei loro cattivi rapporti con Gheddafi». Come sottolineato anche da Amato, i francesi sulla strage dell’aereo Itavia Dc9 «Hanno sempre opposto una resistenza passiva all’accertamento della verità, non prove a discolpa».



“QUELLA VOLTA CHE AFFRONTAI MITTERAND…”: I DUBBI DI ANDÒ SULLA FRANCIA

In particolare, Andò ricorda un bilaterale avvenuto ad inizio anni Novanta fa tra Giuliano Amato e Francois Mitterrand, all’epoca responsabili dei Governo di Italia e Francia: «Ustica non era all’ordine del giorno, in modo fermo e garbato posi la necessità di un’operazione trasparenza tra Paesi amici». Davanti a quel tema, Mitterand rimase in silenzio e profondamente infastidito dalla “mossa” di Andò: «Non disse una parola, con l’aria del padreterno. Reiterai la mia richiesta alla fine dei lavori. Si mostrò infastidito. Amato mi fece cenno di lasciar perdere».



L’atteggiamento descritto dall’ex socialista nei confronti del Presidente francese è una sorta di «muro di gomma», che coinvolge Parigi ma anche gli Usa, a loro dava fastidio «il nostro rapporto amichevole con il regime libico». Secondo l’ex Ministro Andò l’imbarazzo era però latente anche negli ambienti militari: «Non era tanto dettato dalla necessità di occultare una responsabilità, quanto da una resistenza culturale, che li portava a coprire in ogni caso affari a loro giudizio riservati, anche di fronte alla magistratura». Rispondendo alle critiche mosse politicamente contro le dichiarazioni di Amato, Andò lo difende criticando chi si interroga sul “momento” di una dichiarazione del genere: «Semplicemente Amato parla adesso perché ora ci sono le condizioni per esigere dalla Francia piena collaborazione. L’ansia di verità non ha scadenza. Il reato di strage non si prescrive mai». Amato lo dice ora, conclude Andò, forse perché «Del vecchio establishment non c’è più nessuno. C’è una nuova generazione al potere. E Ustica è ancora una ferita aperta, che mai si rimarginerà. Una vicenda incredibile che ci interpella».