IL RICORDO DEL MARESCIALLO DIOGUARDI SULLA STRAGE DI USTICA: “FINALMENTE AMATO CONFERMA QUANTO DISSI 10 ANNI FA”

«Finalmente anche Amato conferma quanto dissi io stesso dieci anni fa»: lo dice all’ANSA l’ex maresciallo dell’Aeronautica Militare Giuseppe Dioguardi, in servizio quella maledetta notte d’estate del 27 giugno 1980 durante la strage di Ustica con l’aereo Dc9 Itavia precipitato. Aveva appena 19 anni ed era uno tra i più giovani in servizio nella sala operativa della Prima regione aerea a Milano, ma ricorda tutto nei minimi passaggi già raccontati nel 2013 ma ora più libero a trattarne in quanto non più facente parte dell’Aeronautica. A distanza di 43 anni da quelle 81 persone morte a Ustica, l’ex maresciallo giudica positivamente l’intervento dell’ex Premier Amato in merito alle dichiarazioni sul missile francese che avrebbe colpito per errore l’aereo Itavia (ribaltando la verità giudiziaria dell’ultima sentenza sulla strage di Ustica).



Nei cieli italiani quella notte c’erano un aereo libico e uno francese e ci sono molti documenti classificati che lo starebbero a dimostrare: «Quella notte in volo c’erano i due Mirage e un Tomcat – ricorda Dioguardi -, i nostri lo avevano segnalato ma è stato dato l’ordine di silenzio assoluto». Quel silenzio “ripagato” in alcuni casi, denuncia molto duramente l’ex maresciallo ormai non più in Aeronautica, «con avanzamenti di carriera fuori dal comune e promozioni mai viste». Quando sente che Tricarico (il generale che ha bollato come “falsità” le ricostruzioni fatte da Amato, ndr) dice di sentirsi sotto attacco, aggiunge «vorrei ricordare che all’epoca era al terzo reparto dello Stato maggiore, quello cioè che viene informato di qualsiasi velivolo o transito. Non poteva non sapere».



USTICA E IL MISSILE FRANCESE: L’EX MARESCIALLO “I DOCUMENTI CI SONO ANCORA, VANNO SOLO CERCATI BENE”

È lo stesso Dioguardi che anni dopo la strage di Ustica, mentre si trovava a lavorare nella segreteria del Ministro della Difesa Giovanni Spadolini, rivela di aver consegnato personalmente il rapporto del Sismi sull’incidente Itavia: «Lo aveva chiesto lui che fossi io a portarglielo, si fidava ciecamente di me – racconta ancora all’ANSA -. Ricordo ancora la sua espressione, sbatté i pugni sul tavolo, era infuriato. Io stesso lessi quel documento, di sette-otto pagine. Era l’aggiustamento della verità da parte degli ufficiali ordinata da qualcuno molto in alto».



Dopo anni di depistaggi, strani incidenti e presunti occultamenti della verità, oggi le parole di Giuliano Amato hanno riaperto di nuovo il caso: «Ci sono tantissimi documenti classificati – spiega Dioguardi -, come quelli che certificano la presenza di un aereo libico e uno francese quella notte». Entrambi gli aerei, francese e libico, si sarebbero fermati a far rifornimento di carburante in due aeroporti italiani, come certificherebbero alcuni verbali citati dall’ex maresciallo: «Ma esistono anche i messaggi classificati, come i tantissimi telegrammi inviati e arrivati quella notte, la cui copia non può essere distrutta – conclude l’ex militare -. E quel giorno tutti sapevano cosa era successo, ma è stato ordinato loro il silenzi».