Nello stato americano dello Utah è stata recentemente approvata una legge che mira a rendere inaccessibili i siti porno ai minorenni, colpendo anche tutto quello che viene ritenuto “materiale dannoso”. Per quanto la proposta, però, sia fine a garantire una certa (necessaria) sicurezza ai bambini e ragazzini del paese, il testo, secondo i critici, è formulato in modo tale da lasciare aperte troppe lacune, che potrebbero finire per rendere oscurati anche siti senza contenuti espliciti.



Attorno alla legge dello Utah, infatti, si sarebbero già raccolte incredibili critiche e proteste, che chiedono un livello aggiuntivo di controllo, o di implementare modi per la verifica dell’età che non finiscano per essere un rischio rispetto alla privacy dei giovanissimi utenti. La critica principale, però, si è concentrata attorno al fatto che la legge colpisca potenzialmente tutti i siti commerciali (esclusi i motori di ricerca e i giornali) i cui contenuti non sono di tipo “letterario, artistico, politico o scientifico” per almeno un terzo del totale. Insomma, chiunque potrebbe citare in giudizio un sito negli Utah che ritiene dannoso, se non rientra in quella specifica casistica e se non ha una modalità di verifica dell’età.



Le critiche alla legge sui porno dello Utah

Insomma, la legge dello Utah secondo alcuni ricercatori sarebbe fatta per colpire, quasi indistintamente, la maggior parte dei siti presenti online. Secondo il ricercatore Jason Kelley il rischio è che si finisca per censurare anche tutta una serie di materiali educativi sulla sessualità o i testi che includono tematiche analoghe. La proposta, inoltre, arriva qualche mese dopo che lo stato ha approvato un blocco all’uso dei social network da parte dei minori non autorizzati dai genitori.

Secondo Heidi Tandy, ricercatrice dello Utah specializzata sulla Costituzione americana, l’esito di entrambe queste leggi finisce per essere esclusivamente lesivo dei diritti sanciti dal Primo Emendamento per i minori di 18 anni. Similmente, gli industriali del settore pornografico, tra cui i gestori della piattaforma PornHub, hanno sottolineato che una simile legge finirà per stimolare consumi meno sani, su siti che sfuggono dagli occhi dell’autorità e che potrebbero promuovere la violenza sessuale e gli abusi sui minori.