LA SENTENZA DELLA CORTE CEDU SULL’UTERO IN AFFITTO
È arrivata oggi un’importantissima decisione sul tema ultra delicato e attuale dell’utero in affitto: la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) ha bocciato i ricorsi di alcune coppie gay – ma anche di altre coppie etero – sul divieto in Italia di trascrizione all’anagrafe dei figli nati da maternità surrogata. Nello specifico, la Corte dichiara come «inammissibili» i ricorsi di alcune coppie italiane che chiedevano di condannare il nostro Paese dal momento che non permette di trascrivere nei Comuni gli atti di nascita legalmente riconosciuti all’estero (dove l’utero in affitto non è un reato, ndr) dei figli nati con la cosiddetta “gestazione per altri”.
La sentenza della Corte arriva a pochi giorni dal pronunciamento della Procura di Padova in merito allo stop per le 33 iscrizioni all’anagrafe di bambini di coppie gay registrate dal sindaco Giordani anche con il nome della mamma non biologica. Interrogato in merito al tema ieri il portavoce della Commissione Ue Christian Wigand, nel briefing con la stampa estera, ha sottolineato «Non siamo al corrente di questo caso e non possiamo commentare casi individuali, ma in linea generale, le questioni di diritto di famiglia sono una competenza nazionale». Già nel maggio 2021 la CEDU aveva negato – in una sentenza simile a quella odierna – che il divieto all’utero in affitto posto dall’Islanda fosse «irragionevole» e «arbitrario come affermato dalla coppia di ricorrenti».
UE BOCCIA RICORSO DELLE COPPIE GAY: ORA COSA SUCCEDE
«Il desiderio delle coppie di veder riconosciuto un legame tra i bambini e i loro genitori intenzionali – osservano i giudici di Strasburgo – non si è scontrato con un’impossibilità generale e assoluta, dal momento che avevano a disposizione l’opzione dell’adozione e non l’avevano utilizzata»: questo ha deciso la Corte CEDU nella sentenza giunta oggi in merito al tema dibattuto in queste settimane anche in Parlamento.
Il Governo Meloni, con la proposta di legge della relatrice Carolina Varchi (FdI), punta dritto ad approvare il reato universale di utero in affitto: l’atto, già proibito in Italia, diverrebbe perseguibile anche se commesso all’estero. Negli scorsi giorni la Commissione Giustizia della Camera ha già approvato un emendamento in tal direzione. «La Corte Europea dei diritti dell’Uomo ribadisce la legittimità dell’Italia a rifiutare la trascrizione del rapporto di filiazione riconosciuto all’estero a causa dell’accesso a una pratica vietata nella nostra nazione. Una sentenza importante quella della Cedu che ci soddisfa in pieno, soprattutto nelle motivazioni che ricalcano quanto il governo Meloni sta ripetendo da mesi sia sulla legittimità del divieto di utero in affitto, sia nella illegittimità dei registri delle coppie cd omogenitoriali», ha dichiarato il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Augusta Montaruli. Sempre da Fdi, la parlamentare ribadisce come la possibilità di optare per l’adozione del figlio del partner che è genitore biologico non è negata in quanto «prevale il diritto del minore a veder mantenuto il rapporto affettivo già consolidato senza che si violi il proprio diritto al legame con il genitore biologico». Intervistata da Peter Gomez per “La Confessione” sul Canale Nove, la Ministra della Famiglia Eugenia Roccella commenta la sentenza: «Dovremo pensare a una soluzione legale per i bambini nati fin qui: una sorta di sanatoria una volta che ci sarà la nuova legge per la perseguibilità dell’utero in affitto, anche per chi lo fa all’estero, visto che in Italia è già vietato per fortuna».