Masal Pas Bagdadi, scrittrice e psicoterapeuta 84enne, sulle pagine del quotidiano La Verità ha parlato della questione utero in affitto, sostenendo la necessità di vedere il tutto da una prospettiva diversa, quella dei figli, lasciando un attimo da parte il volere dei genitori. Parte, però, dalla Bibbia, raccontando come “il primo esempio di surrogata” sia contenuto al suo interno, ed è la storia di Ismaele, nato da un rapporto tra Abramo e la schiava Agar, dato che la moglie Sara non poteva avere figli.
Esempio che alla scrittrice serve per sottolineare come l’utero in affitto sia una pratica ideata più di 6mila anni fa dall’uomo per “compensare certe carenze, e quella della discendenza è cruciale”. Tuttavia, spiega anche che “mentre nella storia biblica c’è amore e giustizia, nelle discussioni che si vedono oggi in tv” l’amore è tutt’altro fuorché incluso, dimenticando spesso “di ciò che sentono i bambini”. Complessivamente, infatti, ritiene che l’utero in affitto “segna la vita” del bambino, “così come la segna un’adozione o il crescere in una coppia omogenitoriale“. Una verità che non potrà, forse, mai essere detta al bambino, “perché fa male e non lo aiuta ad attaccarsi alla nuova famiglia”.
La psicologa: “L’utero in affitto non considera i bambini”
L’utero in affitto, insomma, secondo la scrittrice risponderebbe ad un preciso desiderio degli adulti “avere figli ed essere genitore”, una cosa “molto naturale e accettabile”. Tuttavia, spiega che “bisogna affrontare tutto da una prospettiva diversa, che non può essere quella dei desideri dei genitori, ma quella del benessere del figlio“, magari arrivandoci attraverso “una legge che in qualche modo gestisca questa complessità”.
Infatti, per far capire meglio il suo punto sull’utero in affitto racconta la fine della storia di Abramo, che ad un certo punto riesce ad avere un figlio da Sara, che lo costringe a sbarazzarsi della schiava e del primo figlio, per non compromettere l’eredità del figlio naturale, Isacco. Complessivamente, “Abramo riuscirà a proteggere anche Ismaele”, mentre tornando al presente ritiene che “bisogna trovare una modalità più umana e più giusta nel gestire queste situazioni”, che vada oltre la dominante idea che l’utero in affitto sia “un commercio“, producendo “una legge che protegga tutti, perché ogni bambino che viene al mondo ha bisogno di genitori che siano protetti. Ma al centro ci deve essere, il bambino”.