LA FILOSOFA DELLA POLITICA VALENTINA PAZÈ CONTRO L’UTERO IN AFFITTO
Mentre da più parti in Europa non sono pochi i “pressing” per indurre i Paesi ad approvare legislazioni pro-utero in affitto, con la Festa della Donna appena passata occorre forse comprendere in maniera più approfondita cosa realmente vi è in ballo sull’intricato e divisivo tema della maternità surrogata (o Gestazione per Altri, GPA). Nell’intervista ad “Avvenire” è la filosofa della politica Valentina Pazé a provare a riflettere sul macro tema della “libertà” della donna nel voler sottostare ad una pratica come quella dell’utero in affitto: «La forma specificamente capitalista di sfruttamento si basa sulla libertà di chi ha poche alternative», ripete la pensatrice parafrasando Karl Marx, per far capire come spesso il mondo culturale della sinistra non riesce a cogliere dietro alla maternità surrogata (ma anche alla prostituzione) un elemento ben più nebuloso e ipocrita rispetto al messaggio “libertà del proprio corpo” spesso abusato in questi ambienti.
Se è vero che occorre sempre attenzione e rispetto sui singoli casi intimi che riguardano l’utero in affitto o pratiche simili, per la filosofa Pazé parlare di “altruismo” e “libertà” è quantomeno controverso: «senza essere ingenui, cioè considerando il giro di soldi che c’è dietro. Anche nei Paesi in cui è ammessa solo la Gravidanza per altri (Gpa) altruistica, come in Gran Bretagna, esistono le cliniche, le agenzie di intermediazione, i consulenti legali: un mondo che non è mosso da altruismo. E le madri surrogate ricevono cospicui rimborsi spese, in realtà veri e propri compensi. Mi pare insomma che dietro il concetto di Gpa solidale si annidi una certa ipocrisia». Insomma non vi è alcuna piena libertà nella Gia, nemmeno quella “solidale”: parlare di “dono” come avviene spesso nei sostenitori dell’utero in affitto, è aggirare l’ostacolo in quanto «il dono è una cosa seria, gli antropologi che lo hanno studiato ci spiegano che è un modo per costruire relazioni. Qui c’è un dono al servizio del mercato».
MATERNITÀ SURROGATA E PROSTITUZIONE, COSA DICE LA FILOSOFA: “SCHIAVI DEL CAPITALE…”
È ancora la filosofa, docente all’università di Torino, che al quotidiano dei vescovi spiega l’errore in origine sulla “buona stampa” di cui spesso gode la pratica della maternità surrogata: «A sinistra – ma non solo – si incorre spesso nell’abbaglio di non vedere il mercato dietro fenomeni di questo tipo. Mi sconcerta il silenzio assordante che circonda le nuove forme di sfruttamento, mascherate e giustificate nel nome della libertà. E mi colpisce l’incapacità di vedere l’esistenza di rapporti di subordinazione, di sfruttamento o vero e proprio dominio, quando siano mediati dalla forma giuridica del contratto». Nella gravidanza surrogata vi sono elementi di assoluta asimmettria che non possono non colpire: spesso, diremmo quasi sempre, «la madre surrogata è sempre di ceto sociale inferiore alle coppie paganti. C’è una certa cecità di fronte a questi fenomeni; oggi mi sembra interessante che sia il Papa a spendersi contro la mercificazione universale».
Dall’utero in affitto al tema mai “risolto” della prostituzione, con molte testimonianze che ciclicamente emergono sulla scia di potenziali “escort felici” e “libere nel vendere il proprio corpo”: secondo Pazé rileva, «Se l’invito a mettersi in vendita, veicolato da un certo modello culturale, è stato accolto da donne che interpretano la libertà sessuale in questo modo, le leggi devono però proteggere i soggetti più deboli. Chi finisce a esercitare quell’attività nella stragrande maggioranza dei casi non ha avuto altre possibilità». La filosofa mette in relazione il tema alla egemonia del modello “neo liberale” che ci insegna come l’uomo sia imprenditore di se stesso e per questo «dobbiamo mettere a valore tutto ciò che abbiamo e che siamo»: ebbene, occorre capire quando e dove accettiamo di essere sfruttati, «Una disponibilità a farsi sfruttare che si manifesta nella forma estrema della “prostituzione volontaria”, ma non solo; pensiamo ai giovani invitati a lavorare gratis per arricchire il curriculum o alle condizioni di braccianti e rider».