In Francia in questo periodo si parla insistentemente della possibilità di creare una legge che nei fatti potrebbe aprire definitivamente alla pratica dell’utero in affitto (maternità surrogata, dicono i benpensanti): con la “scusa” della protezione dei bimbi nati da utero in affitto all’estero, il Governo francese avrebbe deciso di riconoscere la genitorialità di persone che – sempre per legge – non dovrebbero averla. Tra disquisizioni etiche, dibattiti politici e rivendicazioni “laiciste, ecco che la cronaca (riportata da Le Figaro) riporta i “fari” della società puntata sulla cruda realtà che potrebbe instaurarsi, non tra 200 anni ma oggi, con il via libera alla discussa “pratica” dell’affittare (o meglio, vendere) i bambini. Già il titolo che vi abbiamo proposto è del tutto deficitario per motivi di spazio in una vicenda che se, spiegata per esteso, potrebbe raggiungere da sola le 10 righe: un bambino in affitto fatto fingere morto dalla madre “biologica” per non doverlo dare alla coppia gay cui era diretto, ma venduto poi ad una coppia etero. Infine, il padre omosessuale “biologico” che rivendica anni dopo il figlio, scatenando un caso giudiziario ed etico ben al di là di ogni fervida immaginazione “distopica”. Entrando nelle pieghe del caso francese, ci serviamo dell’ottimo lavoro svolto da Le Figaro in Francia (con focus successivo del Giornale qui in Italia): nasce tutto dalla voglia di una coppia gay di avere un figlio ma di essere impossibilitati a farlo in Francia visto che non è consentito (per ora, ovviamente) l’utero in affitto. A quel punto si trova una madre surrogata all’estero che per 15mila euro porterà a termine la gravidanza e darà un figlio (uno dei due genitori gay è il padre biologico del nascituro) alla famiglia Lgbt: qui il primo “snodo”, con la donna non persuasa di voler fare il bambino alla coppia gay e che si inventa dunque di aver partorito morto il piccolo.



UTERO IN AFFITTO, LA MOSTRUOSITÀ DI UNA FAMIGLIA “DISSOCIATA”

Ai genitori “iniziali” dice di aver perso il bambino ma intanto lo “vende” per 15mila euro (evviva l’umanità, ndr) ad una coppia etero; il padre biologico lo scopre e inizia a combattere contro la madre surrogata ma si sbatte contro la giustizia francese che sceglie di lasciare il bambino nella famiglia ove vive in questo momento, ovvero nella coppia etero che aveva pagato per ottenere quel bambino. «Dal valore da dare al fatto che esista un legame biologico tra due genitori e un figlio, al confronto che potrebbe innestarsi in relazione alle capacità educative delle due coppie, capacità che potrebbe essere considerate differenti, fino alla stessa legittimità dell’utero in affitto», sono i principali risvolti etici sottolineati dal Giornale in attesa che con ogni probabilità il caso in questione finisca alla Corte Cedu per non creare una giurisprudenza potenzialmente devastante per le prossime generazioni. Intervistata dai colleghi del Giornale, l’attivista pro family Maria Rachele Ruiu descrive al meglio la vicenda: «i capricci di cinque adulti che pensano di poter disporre della vita di una persona, il bambino». Il più debole, il meno difeso e il più innocente viene “sacrificato” sull’altare del denaro mista alla “dittatura del diritto” per cui ogni “mio” desiderio debba divenire automaticamente un diritto acquisito. Una mostruosità che da una pratica come l’utero in affitto arriva – caso limite – a quanto avvenuto in Francia; allora potrebbe non sembrare del tutto fuori luogo l’intervento dell’Arcivescovo di Reims che proprio in questi giorni si appella alla sensibilità di politici e giudici «Vengono dissociati padre e genitore. Ora, già oggi degli adulti concepiti mediante Pma reclamano di conoscere il donatore di spermatozoi che ha permesso loro di nascere, pur avendo un reale affetto per i loro genitori. Le dichiarazioni ufficiali rispondono che si permetterà ai figli concepiti per Pma di sapere se il loro genitore era portatore di malattie, ma non è questo che cercano! I geni non sono mattoncini di Lego, portano una storia attinta alla storia dell’umanità, quella della discendenza da cui ciascuno viene». Per il prelato francese Éric de Moulins-Beaufort, intervistato dal Foglio, la conclusione è presto che data: «Certamente esistono figli cresciuti da un padre e da una madre che non sono loro genitori, pensiamo al caso dei bambini adottati. Ma bisogna moltiplicare queste situazioni? La cosa più semplice e più bella è comunque sempre che il genitore sia il padre, e che sia stato disponibile a questo, che suo figlio o sua figlia lo deluda o lo meravigli. Si crea una complicazione che bisognerà gestire».

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