DOPO LA DURA CONDANNA DEL PAPA SULL’UTERO IN AFFITTO ARRIVA LA CONFERMA DELLA FEMMINISTA GIULIANI

Papa Francesco e il Vaticano non hanno usato mezze parole o linguaggi “diplomatici” sulla pratica dell’utero in affitto – o detta meglio, della maternità surrogata: «il legittimo desiderio di avere un figlio non può essere trasformato in un diritto al figlio che non rispetta la dignità di quel bambino come destinatario del dono della vita». Commentando la nuova dichiarazione della Santa Sede “Dignitas infinita”, su “La Stampa”, la femminista di sinistra ed ex parlamentare Pd Fabrizia Giuliani si schiera apertamente con la Chiesa cattolica in materia di GPA (Gestazione Per Altri, ndr): «dico no all’ipocrisia della disponibilità, le donne non sono mercanti di figli».



Per Giuliani dunque il documento del Vaticano sui temi bioetici non deve affatto stupire in quanto conferma quanto la Chiesa ha sempre sostenuto in materia di vita: è sulla politica che lo scontro è accesissimo ma qui, nonostante la forte militanza nel movimento femminista, Giuliani segue altre sue “compagne” che si ribellano al diktat della sinistra “alla Zan” favorevole all’utero in affitto. «Sono contraria alla maternità surrogata ma non sono credente», spiega l’ex parlamentare dem, «fatico a considerare progresso una pratica fondata sulla disponibilità di una donna a perseguire e realizzare progetti di genitorialità decisi da altri», consegnando poi il neonato ad altre genitori “committenti”. In sostanza dunque non si può non vedere il giro di affari che si lega dietro all’utero in affitto: «la donna non è un mercante di figli», è l’esatto opposto della valorizzazione femminista della figura della donna.



“NON È UN DIRITTO DISPORRE DI UN ALTRO ESSERE UMANO”. TUTTO GIUSTO, MA QUINDI L’ABORTO?

Secondo Giuliani dunque occorre essere chiari sul tema della surrogata: sebbene sia offensivo secondo la femminista trattare la GPA come “utero in affitto”, non è possibile definire “diritto” il «disporre di un altro essere umano», «una donna e un neonato non possono essere diritti rivendicati. Il femminismo ha contribuito a considerare la maternità ad un puro fatto biologico», senza ridurre i corpi a merce. Per la femminista Fabrizia Giuliani la sinistra dovrebbe «ritrovare sé stessa e pensarsi più forte del mercato, ma non si vedono bandiere sventolare».



Tutto giusto, tutto corretto, anche coraggioso nel prendere così netta posizione anche contro parte del movimento di sinistra che invece, in nome “dei diritti”, invoca l’utero in affitto come progresso della libertà femminile. Eppure ci resta un piccolo quesito da rilanciare in un dibattito ideale con Giuliani e in generale il mondo femminista che giustamente prende le parti della Chiesa sul tema della maternità surrogata: se realmente non può considerarsi diritto «disporre di un altro essere umano», allora come la mettiamo sulla pratica dell’aborto? Ben sappiamo che il dibattito è aperto da decenni e non è certo con un banale articolo che pensiamo di “risolvere” un tema complesso e delicato come l’interruzione di gravidanza: ma noi ci fermiamo alla mera “logica”, ragionando su quando si considera un essere umano a tutti gli effetti. Se giustamente non può essere un diritto disporre della vita di un altro, perché allora disporla di un bimbo in pancia? Riprendendo il Vaticano e la recente dichiarazione “Dignitas Infinita” appena qualche riga più sopra della maternità surrogata ecco la denuncia della violazione di dignità umana sulla pratica dell’aborto: «La dignità di ogni essere umano ha un carattere intrinseco e vale dal momento del suo concepimento fino alla sua morte naturale. Proprio l’affermazione di una tale dignità è il presupposto irrinunciabile per la tutela di un’esistenza personale e sociale, e anche la condizione necessaria perché la fraternità e l’amicizia sociale possano realizzarsi tra tutti i popoli della terra». Contro l’utero in affitto sì, l’appello sull’aborto invece no: perché dunque tale ’udito “selettivo”?