Il grande violinista Uto Ughi è stato ospite in collegamento di C’è tempo per, dove oggi si parla di “successo”: “Il successo può essere una conseguenza di un durissimo lavoro di ricerca verso un’ideale di bellezza, di perfezione, di professionalità. Se so intravedere i segnali del futuro successo in un allievo? Ci sono dei giovani di grandissimo talento, ma oggi in Italia sono poco aiutati per la mancanza di istruzione musicale nelle scuole. La musica è stata il fiore all’occhiello dell’Italia da sempre, abbiamo avuto i più grandi interpreti e compositori, ma tutti lamentano questa mancanza di istruzione a scuola”. A livello tecnico il maestro Uto Ughi ha le idee chiarissime: “Io penso che in un brano musicale ci deve essere una partecipazione collettiva, ogni elemento dell’orchestra deve avere un’importanza, si deve avere l’umiltà di ascoltare: ci vuole rispetto per tutti. La musica moderna? Io penso che ogni genere dev’essere rispettato. La musica pop dovrebbe essere popolare, naturalmente ci vorrebbe un po’ di melodia: oggi si tende a comporre delle musiche senza alcun tipo di melodia, che è la prima cosa. Una persona deve essere in grado di canticchiarla. Mi piaceva Renato Carosone, mi piaceva Celentano. Mi piacevano più quelli di una volta che quelli di adesso”. (agg. di Dario D’Angelo)



UTO UGHI A C’E’ TEMPO PER

Uto Ughi ospite della nuova puntata di “C’è tempo per“, lo spin-off di Unomattina Estate condotto da Anna Falchi e Beppe Convertini su Raiuno. Nella puntata di martedì 11 agosto 2020 tra gli ospiti anche il famosissimo violinista italiano conosciuto in tutto il mondo. Una carriera straordinaria quella di Ughi che, intervistato da La Tua Italia, ha raccontato come ha iniziato il suo percorso musicale. “Io ho suonato per tutta la vita, iniziando avendo iniziato lo studio della musica a 6-7 anni presso la scuola Giovanni Battista Pergolesi di Varese…” – ha rivelato il violinista che ha sottolineato – “ho suonato una vita intera e già a 10 anni ho avuto la fortuna di avvicinare i grandi musicisti come Enesku a Parigi , e poi tanti grandi personaggi della musica mondiale. Ho studiato in tanti posti… a Parigi, a Ginevra, a Vienna, all’Accademia Chigiana di Siena… ho avuto un’educazione musicale eterogenea, alimentata da una passione che c’è da sempre e che non è mai venuta meno”. Una passione enorme per la musica quella di Uto Ughi che durante la sua educazione musicale ha avuto l’occasione di studiare anche in Russia: “conoscevo bene Rostropovich, che mi aveva invitato tante volte in America. Ho suonato con lui molte volte, soprattutto in Italia e in Inghilterra…poi ho conosciuto Oistrakh e altri grandi violinisti russi come Kogan. Una volta sono stato in commissione in concorso con Leonid Kogan: una persona meravigliosa. Poi naturalmente conosco bene Yuri Bashmet e ho suonato tanto con Gergiev e Aranovich”.



Uto Ughi “Gli ebrei sono dotatissimi per il violino”

Considerato uno dei massimi esponenti della scuola violinistica italiana, Uto Ughi è molto legato anche alla musica russa e parlando di punti in comune con quella italiana ha rivelato: “Tchaikovsky adorava l’Italia e la musica italiana. La città che amava di più al mondo era Firenze: ha anche scritto un sestetto, “Souvenir de Florence”. Lo scambio tra musicisti russi e italiani è stato sempre molto intenso”. Non solo, l’artista è molto legato alla Russia dove si è recato diverse volte: “a Mosca credo almeno 4 o 5 volte e altrettante a San Pietroburgo. Sono dei centri molto vivi, in cui si trova un pubblico molto colto. Durante il mio ultimo concerto non volava una mosca… in Europa spesso il pubblico non ha alcuna passione per la musica, mentre da voi questa tradizione è ancora viva”. Nato e cresciuto a Busto Arsizio, il violinista ha vissuto per diversi anni a Milano e poi in giro per il mondo: da Parigi a Ginevra fino a Vienna. Parlando proprio delle città italiane ha detto: “abbiamo tante città meravigliose. Per l’offerta musicale le città migliori sono Milano, Torino e Firenze. Amo anche Trieste, in cui c’è un pubblico molto eterogeneo, italiano, austriaco e slavo”. Una menzione particolare poi è tutta per Venezia: “Io sono innamorato dell’arte, in generale. E Venezia è una città che parla interamente di arte e di cultura”.

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