Dieci hotel, di cui quattro in Valle d’Aosta e Piemonte e sei in Trentino-Alto Adige, più due nuove strutture – TH Marilleva 1400 e TH Courmayeur – acquisite quest’estate, passando così dalle 1.500 camere del 2018 alle 2mila del 2019, con oltre 7mila posti letto. Le presenze realizzate hanno toccato quota 250mila (+20% rispetto all’anno scorso), con ben 1.500 persone assunte durante la stagione estiva. Sono i numeri di TH Resorts, gruppo leader nel turismo di montagna con una storia imprenditoriale di oltre 40 anni. E con Davide Dallabona, 47 anni, direttore generale per gli hotel Estate Montagna TH Resorts, facciamo il punto sui risultati di una stagione ricca di soddisfazioni, anche grazie a una filosofia dell’accoglienza che punta con decisione sull’attenzione alla persona.



Montagna d’inverno, mare d’estate, soprattutto se si hanno figli piccoli. Di solito si ragiona così quando in famiglia si parla di vacanze. Che cosa può offrire invece la montagna d’estate?

Gli ultimi dati statistici delle presenze nelle località montane dimostrano che la montagna sta ritornando una meta ricercata dalle famiglie, lo dimostrano anche gli innumerevoli investimenti che tutte le località turistiche montane hanno messo in campo, dedicando alle famiglie parchi avventura, attività all’aria aperta, aree attrezzate per pic-nic, parchi giochi, escursioni organizzate, il rafting lungo i torrenti, laboratori didattici per tutta la famiglia alla scoperta delle tradizioni, come la possibilità di vistare malghe in alpeggio, dove poter imparare a mungere una mucca o fare il formaggio. C’è, poi, da considerare seriamente il riscaldamento globale: la montagna sta diventando sempre più il rifugio ideale per sfuggire alla calura cittadina. Senza contare che stiamo parlando di un ambiente unico, ricco di bellezza, ma anche di tipicità e tradizioni che oggi si mescolano a nuove opportunità per godere delle vacanze a 360 gradi: offerte di Spa e terme, itinerari enogastronomici, concerti nella natura – penso, per esempio, alle manifestazioni de “I suoni delle Dolomiti” -, percorsi per bikers con piste ciclabili lungo i torrenti nelle vallate o le discese vertiginose del downhill o i nuovissimi family bike park. Insomma, un’infinità di occasioni, dove ognuno può ritrovare un ritmo e una dimensione a propria misura.



“In montagna si fa fatica”: che cosa risponde a una delle obiezioni più diffuse?

Innanzitutto la fatica in montagna è un problema che viene vinto dalla bellezza, fatica sì, ma una fatica buona, la fatica per la conquista della cima piccola o grande che sia, ognuno secondo i propri desideri e le proprie possibilità.

Oggi, poi, c’è una forte ripresa del desiderio di stare all’aria aperta, di fare attività fisica. Questo aiuta?

Salite e discese, passeggiate, percorsi più o meno difficili contribuiscono a farci stare bene e a ritrovare la dimensione per cui siamo fatti: sempre di più la montagna è un luogo per tutti. Impianti di risalita aperti anche d’estate permettono anche a bambini, anziani e portatori di handicap di raggiungere comodamente luoghi straordinari con panorami mozzafiato, senza fatica, perché anche la bellezza fa star bene.



Alpinisti, scrittori, fotografi, semplici appassionati: tutti hanno sempre raccontato in modi diversi il rapporto tra montagna e bellezza. Perché c’è questo legame così forte?

La bellezza della montagna, come accennavo prima, è incontrovertibile, è indiscutibile. E’ una bellezza immediata. Si impone, non ha bisogno di essere dimostrata, è un’evidenza. La maestosità delle montagne, come la magnificenza unica delle Dolomiti, Patrimonio dell’Unesco, la grandiosità misteriosa delle Alpi, è una realtà da guardare, ascoltare, e con cui mettersi in rapporto, è più grande dei nostri pensieri, è solo da godere. La montagna è bella, sempre e ovunque.

Qual è la filosofia che sta alla base dell’offerta TH per le vacanze in montagna delle famiglie?

In questa storia cominciata più di 40 anni fa, fatta di accoglienza e passione nel servire le persone ad una ad una, la filosofia consiste nell’aver costruito un prodotto su misura del cliente, con il cliente e per il cliente. E non è un giro di parole. Far star bene le persone in un clima familiare è una delle nostre aspirazioni e nel tempo è diventato anche un nostro punto di forza.

In che modo?

Far trovare in vacanza quelle attenzioni che una famiglia si aspetta anche nelle piccole cose: i passeggini a noleggio, la sala per preparare le pappe ai più piccoli, i seggioloni in ristorante, le zone in hotel dedicate ai bambini e ai loro giochi, un prodotto ristorativo attento alle esigenze di ciascuno.

TH ha sempre investito sull’educazione dei giovani, sulle orme di un grande educatore come don Giussani. Che cosa i giovani possono apprezzare e imparare dall’esperienza del lavoro negli alberghi di montagna?

Don Giussani ogni estate soggiornava nei nostri hotel, io stesso ho avuto il privilegio di servirlo quando da giovane facevo il cameriere. Lui stesso affermava: «Se non avessi fatto il prete avrei fatto il cameriere, il cameriere è una posizione di servizio alla singola persona, non a un’umanità generica. Non si possono trattare le persone come pezzi di batteria… perché la persona è un singolo, non è parte di un’immagine collettiva e la pazienza si esercita sul singolo, non su cento. Su cento si domina, ma il singolo si serve».

Quanti giovani vengono coinvolti in queste attività di accoglienza?

Con TH, ogni estate, collaborano più di mille ragazzi impiegati nei vari reparti delle strutture alberghiere. Per molti di essi è la prima esperienza di lavoro della vita. Per loro è l’occasione di misurarsi con un impegno concreto, fatto di compiti, orari e responsabilità, l’imbattersi con un vero lavoro e la possibilità per ognuno di loro di capire il valore dei soldi e la possibilità di una crescita personale dentro un sacrificio.

E per TH?

Per noi invece è la possibilità di mantenerci “giovani”, lavorando con ragazzi che senza esperienza ma con una grande curiosità e disponibilità, riescono a mettere in moto i professionisti che stanno insegnando a loro il lavoro, sorprendendo gli ospiti che sono serviti e accolti quotidianamente nei vari reparti. Capita molto spesso che, dopo un’esperienza di lavoro come quella che proponiamo, un ragazzo si ritrova più motivato nella ripresa degli studi, nei rapporti con gli amici e nelle cose di tutti i giorni. Sono molti gli esempi di persone che poi nelle successive esperienze lavorative – il più delle volte completamente diverse dal lavoro in albergo – portano con sé quel modo di servire l’altro che ogni lavoro contiene. Non da ultimo, in alcuni di questi ragazzi l’incontro con il mondo dell’ospitalità e del servire è rimasto come un seme che poi, conclusi gli anni dello studio, si è sviluppato fino a un vero e proprio percorso professionale nel settore.

(Marco Biscella)