Se lo scorso anno, per festeggiarne i 40 anni dall’uscita, tornò in sala restaurato Vacanze di Natale, il film di Carlo ed Enrico Vanzina divenuto ormai un classico della commedia nostrana, quest’anno lo stesso trattamento viene riservato a Vacanze di Natale ’90, il secondo film della serie, ma il vero capostipite della serie dei cinepanettoni, quello che di fatto ne ha definito la formula.
Perché dal 1983 al 1990, i film comici prodotti da Luigi e Aurelio De Laurentiis o non uscivano a Natale oppure non avevano a che fare con le atmosfere natalizie, come fu per Yuppies o Vacanze in America. Fu ovviamente idea dei due produttori nel 1990 cercare di riprendere quel successo e di replicarlo annualmente, in modo scientifico, costruendolo attorno a un preciso e riconoscibile team di attori spesso provenienti dalla comicità televisiva (Massimo Boldi, Ezio Greggio, Andrea Roncato, Diego Abatantuono) affiancati da bellezze parecchio esposte o personalità sempre derivate dal piccolo schermo (Moira Orfei, Giannina Facio), tutti guidati dal mattatore assoluto Christian De Sica; puntare sul livello più basso della comicità del prototipo, concentrandosi sullo slapstick facile, sul doppio senso pecoreccio, sull’erotismo all’amatriciana e sulla battuta irresistibilmente volgare, senza cercare il racconto ma ricorrendo lo sketch; e poi valorizzare i luoghi di lusso, i paesaggi innevati e le canzoni alla moda per condire le storielle.
A confezionare questo prototipo di ingegneria industriale, più che di cinema popolare, non sono stati i fratelli Vanzina, che rifiutarono temendo di poter finire incastrati nella formula, ma un loro “allievo”, Enrico Oldoini, che si fece aiutare in scrittura da Franco Ferrini: il risultato sono quattro storie di corna, truffe, passioni e denari – di cui non ha molto senso dar conto qui – ambientate a St. Moritz in cui il Natale è un pretesto per portare al parossismo la comicità del Drive In, il grottesco sessuale, la seduzione venata di sessuofobia, la scatologia e la ripugnanza.
Rispetto all’originale, Vacanze di Natale ’90 è un film quasi “estremo” per l’Italia dell’epoca, che mette in scene i vizi della borghesia nostrana in modo violento e repellente, pur se alla ricerca della risata crassa, che si accanisce sui ricchi e i potenti, dà una via di fuga agli operai (l’episodio con Abatantuono e Diego Conti, che guarda nel finale a Una vita difficile) e infligge a tutti gli altri le umiliazioni peggiori.
Rispetto al film di Vanzina, quello di Oldoini è un prodotto realizzato peggio e invecchiato maluccio, ma ha l’idea decisiva – e commercialmente geniale – di mettere insieme Boldi e De Sica in un episodio tutto per loro, sperimentando una chimica che negli anni successivi garantirà miliardi su miliardi e, soprattutto, ha gettato un seme che, grazie all’avvento di Neri Parenti, diventerà uno dei rari, forse il solo, fenomeno che l’industria cinematografica italiana ha costruito dalla fine degli anni ’70. Nel bene o nel male.
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