Pasqua 2022 batte Pasqua 2019. Non male davvero, stando ai dati emersi durante la presentazione, a Caorle (Venezia), dei dati previsionali sulla prossima estate per la costa veneta, un buon riferimento per l’intero comparto nazionale, visto che proprio il Veneto resta ancora la prima regione italiana per turismo. Qui si parla di un’occupazione alberghiera con media 78,7% (con punte dell’84%), contro il 69,5% (punte del 74%) del 2019. Un consuntivo che promette bene anche sulle proiezioni estive.
“Per il periodo maggio-settembre 2022 – ha detto Alberto Maschio, coordinatore Federalberghi spiagge venete – le prenotazioni a oggi sono al 25,9% (con punte del 35% per il ponte del 2 giugno e del 48% per il Corpus Domini del 18 giugno), contro il 17,3% del 2021. La maggioranza dei turisti che hanno prenotato è dall’Italia, seguita da Germania, Austria e Svizzera”.
“Ad aprile, nei campeggi l’occupazione media è stata del 27,4%, con punte tra il 50 e il 60% fra il 15 e il 17 aprile – ha aggiunto Alberto Granzotto, presidente Faita-Federcamping -. Buone anche le prenotazioni per l’estate, con il 48,3% delle strutture occupate, con punte – in coincidenza con le festività tedesche – del 74%. Le prenotazioni per i mesi che vanno da luglio a settembre sono mediamente intorno al 70%. Un risultato che supera di 22 punti quello dell’anno precedente, considerato che le prenotazioni al 21 aprile di quell’anno si attestavano, per l’estate, intorno al 26%”.
“La montagna ha dei segnali moderatamente positivi per i mesi di luglio e agosto – ha precisato Massimiliano Schiavon, presidente Federalbeghi Veneto -. Per le città d’arte, Venezia ha subito maggiormente l’impatto della pandemia, rispetto alle altre, ma è anche quella che per prima ha iniziato ad avere segnali positivi in aprile. Per le spiagge e i laghi, finalmente Germania e Austria hanno ripreso le prenotazioni. C’è ancora tanto da fare: bisogna imparare a comunicare maggiormente quello che siamo e che facciamo. E finalmente oggi abbiamo gli strumenti per fare tutta una serie di considerazioni e di programmazione con dati alla mano”. Schiavon si riferisce alla nuova piattaforma HBenchmark, un ambiente per Hospitality Data Intelligence che “riceve dai programmi utilizzati dagli alberghi le metriche delle prenotazioni, le aggrega e restituisce in tempo reale una nutrita serie di indicatori di performance, strategici per lo sviluppo del business sia della destinazione che della singola struttura. Un esperimento concreto di collaborazione tra operatori privati e amministrazioni pubbliche”.
Prospettive dunque generalmente buone, quelle emerse dalla presentazione dei dati previsionali per il Veneto. A livello nazionale, però, Federalberghi resta prudente. “L’incertezza ha caratterizzato anche l’inizio del 2022 – precisa il centro studi dell’associazione -. Nel primo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2019 i pernottamenti totali sono diminuiti del 27,1% (circa 15 milioni). Nel 2021 le presenze totali sono state 156 milioni in meno rispetto a quelle dello stesso periodo del 2019 (-35,8%), di cui 118 milioni relative ai turisti stranieri. L’Istat ha certificato che nel 2021 il fatturato del comparto ricettivo ha subito una riduzione del 32,2% sul 2019, mentre nel 2020 la riduzione era stata del 54,2%”.
La rappresentanza degli operatori della ricettività aggiunge che a marzo 2022 sono andati persi 11 mila posti di lavoro stagionali e temporanei di varia natura rispetto allo stesso mese del 2019 (-12,1%). In media nel 2021 la perdita è stata di 55 mila lavoratori (-41,7% sul 2019). Nonostante il blocco dei licenziamenti, nel 2020 sono spariti quasi 20 mila occupati a tempo indeterminato, segno che le persone hanno preferito lasciare il settore. Nello scorso gennaio le presenze totali sono diminuite del 35,2% sul 2019; in febbraio la perdita è stata del 32,3%; in marzo -16,2%. “Continuano a mancare gli stranieri: -21,4%. Le presenze degli italiani segnano invece -10%. Nei primi mesi del 2022 il settore ricettivo italiano ha perso oltre 900 milioni di euro di fatturato (-27,8% sul 2019). L’Istat aveva già certificato un -32,2% del 2021 sul 2019 (9 miliardi di euro); nel 2020 -54,2% (14 miliardi)”.
La strada insomma è ancora in salita, ma la rincorsa dimostrata nei ponti pasquali appena trascorsi sembra garantire una giusta propulsione.
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