La schizofrenia che caratterizza le risposte alla pandemia (gli esempi si sprecano fin dall’inizio: il Covid è solo un’influenza/il Covid è una pericolosa pandemia; mascherine sì/mascherine no; chiudere/aprire tutto; vaccini ai turisti/vaccini solo nelle località di residenza; seconde dosi a 21 giorni/seconde dosi a 43 giorni, ecc.) registra due nuovi picchi. Da una parte il “bollino” europeo per il turismo sicuro, dall’altra l’autarchia protezionistica inglese, in pieno brexit-delirio, che vieta di fatto il turismo fuori dai confini patrii.
Il bollino. La Commissione Ue ha informato che gli Stati membri potranno attribuire un “marchio di sicurezza” alle strutture turistiche che rispettino lo specifico protocollo ISO (l’organizzazione internazionale per la normazione). Sia il protocollo che il bollino sono ovviamente su base volontaria: si dovrebbe così facilitare la riapertura in sicurezza del turismo in tempo per la stagione estiva, migliorando la reputazione degli Stati europei come destinazione turistica, aumentando la fiducia dei viaggiatori, dei residenti e dei lavoratori delle strutture. Il nuovo standard ISO 45005 contiene linee guida per lavorare in sicurezza durante la pandemia da Covid. Preparato dal comitato tecnico “Gestione della salute e sicurezza sul lavoro”, il documento risponde all’aumento del rischio per la salute, la sicurezza e il benessere delle persone in tutti i contesti e si concentra sull’attuazione delle misure più ragionevoli per gestire i rischi derivanti dai contagi, per proteggere la salute e la sicurezza.
L’isolamento inglese. L’ultima trovata dello scapigliato Boris Johnson rischia di costare all’Italia qualcosa come 1,5 miliardi di euro. Il biondarancione leader Tory, dopo aver sfiorato nella Manica la guerra della pesca con i francesi, adesso ha sfornato l’ultima: i britannici non devono andare in vacanza nei Paesi in lista gialla (colore che da noi è quasi bianco, ma in Gran Bretagna è sinonimo di allarme, fin dai tempi del sottomarino dei Beatles), lista dove figurano l’Italia e altri Stati europei a vocazione turistica come Francia, Spagna e Grecia. I viaggi in questi Paesi si possono fare solo in circostanze particolari, come malattie di un familiare, e prevedono comunque l’obbligo di auto isolamento al ritorno per 10 giorni. Chi viola la norma dovrà pagare multe fino a 10mila sterline. Senza i turisti inglesi, si prevedono per l’Italia mancate spese di alloggio, alimentazione, trasporti, divertimenti, shopping e souvenir per quell’1,5 miliardi che si diceva, stando a un calcolo elaborato da Coldiretti. Di sicuro pre-pandemia erano oltre 2,1 milioni i turisti inglesi nel Belpaese tra luglio e settembre, attirati soprattutto dalle città d’arte ma anche dalle campagne e dalla nostra enogastronomia, che spesso incentivava anche le esportazioni, con i turisti che al ritorno in patria cercavano sugli scaffali inglesi i prodotti conosciuti durante il viaggio. La Gran Bretagna si classifica infatti al quarto posto tra i partner commerciali dell’Italia per cibo e bevande dopo Germania, Francia e Stati Uniti.
C’è da dire che il Boris, pur senza ammetterlo apertamente, sembra abbastanza preoccupato dalle varianti del virus, specie quella indiana, che minaccia la tabella di marcia sull’alleggerimento delle restrizioni, con già circa tremila casi individuati finora (+30% settimana su settimana). Un rientro alla quasi normalità basato sul 70% di adulti vaccinati con almeno una dose e il 40% con anche la seconda, mentre proprio in Gran Bretagna è già iniziata la sperimentazione sull’efficacia di un terzo richiamo del vaccino, una terza dose tarata sulle nuove varianti, elaborata da Oxford-AstraZeneca, Pfizer-BioNTech e Moderna.
La bella estate. Niente inglesi, dunque: ce ne faremo una ragione. Intanto, però, stanno prenotando gli europei (nessuna quarantena) e gli americani, forti di una porta socchiusa, con la riapertura dei voli (Delta Airlines, ad esempio, ha ricominciato i collegamenti dal 16 maggio), più o meno Covid free, per viaggiatori vaccinati, tamponati o guariti. Il tutto con il via del Green pass vaccinale made in Italy (servono i requisiti appena ricordati) e nell’attesa di quello europeo, l’Eu Covid-19 certificate, che dovrebbe arrivare a metà giugno, ma visti i bizantinismi degli Stati membri a Bruxelles non si accettano scommesse. In ogni caso, è abbastanza scontato che anche quest’anno le nostre spiagge parleranno soprattutto italiano: secondo un’indagine commissionata da Facile.it agli istituti di ricerca mUp Research e Norstat, sono 22 milioni gli italiani che, per le ferie, hanno scelto di rimanere dentro i nostri confini, e in totale 26 quelli che già sanno si concederanno una vacanza estiva. Insomma, se gli inglesi hanno bisogno di regole anti fuga estiva (fughe solitamente obbligate, considerando il loro clima e le spiagge locali), gli italiani rispondono che… ccà nisciuno è fesso.
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