“Ci è costato tanto, in denari e fatica, ma almeno abbiamo ottenuto un risultato sul quale nessuno, in quest’estate 2020, avrebbe scommesso un euro: i nostri resorts hanno chiuso la stagione tutti Covid-free. Nemmeno un ospite positivo al virus durante il soggiorno nelle strutture TH”. La soddisfazione traspare evidente nelle parole di Stefano Maria Simei, romano di nascita ma padovano d’adozione, direttore commerciale e Marketing di TH-Resorts, figlio d’arte, erede di una famiglia da sempre impegnata nel turismo e nelle compagnie aeree. Lui ha iniziato il suo percorso nell’89, tra TO e commerciale, tra Roma e Milano. Ha lavorato con Eden Viaggi, Uvet, Valtur, svolgendo incarichi sempre più complessi. Fino al 2011, quando accettò la sfida padovana.



È così, direttore?

Io dico sempre che il Gruppo TH-Resorts è un’altra cosa, è un’azienda rara, dove lavorare diventa un piacere, dove si può costruire un’esperienza formativa. TH ha un senso del noi altissimo, che è assai difficile trovare altrove, e nello stesso tempo concede spazio all’individuo.



Ma quand’è arrivato, TH-Resorts cos’era?

Era un tessuto sociale straordinario, dove la volontà di tutti era rivolta al bene dell’azienda, più che a quello personale. Sono stato chiamato quale direttore vendite. All’epoca TH era una società di gestione, ma era chiaro che quel perimetro andava stretto, si voleva cambiare. Così abbiamo costruito un nostro staff commerciale in house, partendo da zero o quasi: sono nati call center, back office, il revenue, e appunto tutto il commerciale e il marketing. Abbiamo anche organizzato la nostra rete vendita in esclusiva, che si occupa di TH-Resorts, Touring Club Italiano e Markando seguendo tutti i canali, OTA compresi.



E lei s’è trasferito a Padova, per restare sempre vicino al quartier generale…

Beh, Roma è sempre Roma, ma è facile abituarsi a Padova, è facile viverci. Mi sono trasferito nel 2014, con la famiglia, giusto l’anno in cui abbiamo fondato Markando, un tour operator specializzato in viaggi di lungo raggio, esperienziali.

Solo viaggi in destinazioni lontane, che però quest’anno sono rimaste in balia della pandemia.

Purtroppo sì, nel 2020 l’estero è stato quasi tutto off-limits. Ma stiamo già studiando per Markando nuove possibilità entro i nostri confini nazionali, sempre inseguendo esperienze di viaggio che lascino il segno, come promette il nome che abbiamo scelto (to mark).

Per lei strade sempre in divenire, insomma, una conquista continua.

Sì, e sempre con gradi soddisfazioni: questo gruppo nel ’17 fatturava 40 milioni, l’anno scorso 95. In due anni l’azienda è raddoppiata, grazie alle nuove acquisizioni rese possibili dal nuovo assetto societario, con l’ingresso di Cdp, ma mantenendo sempre integra la sua fisionomia originaria: qui le fondamenta sono solide.

Torniamo all’estate appena trascorsa. Al di là dei zero casi Covid in TH-Resorts, com’è andata?

Direi oltre le nostre aspettative, viste le premesse. I tassi di riempimento che ci eravamo imposti (cioè il 60% dei posti letto disponibili, per la sicurezza di ospiti e personale) sono stati raggiunti ovunque, un po’ meno in luglio ma al completo in agosto, e bene anche in settembre quando chiuderanno tutti i resorts. Ottimi anche i risultati della nostra customer satisfaction: più del 85% degli intervistati si dice soddisfatto del suo soggiorno in un villaggio TH, e l’83% di coloro che ci hanno scelto si è detto pronto a tornare.

Quel Covid-free però, come accennava, è costato caro…

Già il limitare al 60% la vendita dei posti letto ha inciso non poco. Ma pur di garantire la sicurezza sanitaria ne è valsa la pena. A inizio del lockdown avevamo iniziato subito a riconfigurare il prodotto, poi il 25 maggio abbiamo varato il protocollo “Viaggiare in sicurezza”, che prevedeva tutte le procedure che abbiamo poi adottato nei villaggi, alla luce anche dei dettati di OMS e ISS. In aprile abbiamo lanciato la campagna sulla flessibilità delle prenotazioni, con la possibilità di annullarle senza penali fino a 14 giorni prima della partenza; in giugno abbiamo inviato a tutti i nostri clienti le procedure che avevamo predisposto, per informarli di tutti gli accorgimenti presi per garantire la sicurezza della loro vacanza. Nei nostri villaggi abbiamo avuto la presenza costante di un medico, che ha assistito tutti gli ospiti che manifestavano qualche linea di febbre: forse avevano solo preso troppo sole. Dall’1 luglio abbiamo anche lanciato una polizza assicurativa, con Europ Assistance, che copre il rischio di annullamento del soggiorno per qualsiasi motivo purchè documentato, quindi non solo per positività al Covid, ma anche per incidenti domestici, impedimenti burocratici e via dicendo.

In ogni caso, TH-Resorts quest’estate ha lasciato chiuse alcune strutture.

Sì, 2 su 4 in Calabria, 1 su 3 in Sardegna e alcune in montagna: abbiamo scelto di non aprire tutto per poi magari essere costretti a chiudere qualche resort, con trasferimenti obbligati che sarebbero stati scomodi e mal sopportati. È una questione di serietà nei confronti dei clienti. Ma i motivi sono stati anche altri, dalla migliore concentrazione delle presenze al posizionamento, dalla storicità delle strutture alla disponibilità degli spazi più ampi. Ovvio che abbiamo preferito aprire resort con un breakeven più facilmente raggiungibile e in location di prime line. Il buon andamento della stagione nei villaggi aperti, comunque, ha compensato quelle chiusure. Ottima stagione anche in montagna, dove abbiamo registrato una crescita della domanda, motivata dalla ricerca di distanziamenti, relax e possibilità di soggiorni sostenibili anche per l’ambiente.

Bisognerà tenerne conto?

Certamente: sarà motivo di ripensamento per gli anni a venire, con sempre più offerte di esperienze legate ai territori. In questo senso credo che lo tsunami del Covid abbia catalizzato un cambiamento, abbia rimesso in moto l’innovazione delle aziende. In TH, ad esempio, abbiamo cominciato lanciando una nuova app ad inizio stagione legata alla digitalizzazione di tutte le strutture.

Adesso è già tempo di cataloghi invernali.

Il nostro sarà disponibile a metà ottobre, on-line, senza grandi novità ma con tutte le nostre nove strutture aperte, pronte e sicure: qui siamo leader, nessun operatore può vantare un bouquet così variegato. L’interesse c’è, le richieste di informazioni anche, le prenotazioni cominciano ma il grosso arriverà più avanti: ormai ci si sta abituando al sotto data, motivato dalle incertezze di questi periodi. Si prevede comunque una stagione in crescita, anche consistente. Stiamo protocollando il “chiuso”, il doposci, tra distanziamenti, mascherine, gel, spa sanificate e contingentate (solo il bagno turco resterà off-limits), in ossequio alle disposizionigovernative e regionali. E stiamo ristudiando l’animazione, l’intrattenimento, gli spazi… Rilanciando anche alla grande il nostro Mountain coach.

Che sarebbe?

Una via di mezzo tra il tradizionale concierge e la guida turistica, un esperimento che abbiamo già varato quest’estate e che ha riscosso un bel successo. Si tratta di professionisti dedicati a far vivere il territorio seguendo le aspettative dei singoli ospiti. In montagna, poi, il coach si occupa del noleggio sci, dei maestri, degli abbonamenti agli impianti e via dicendo (anche se a Pila e Marilleva, ad esempio, i nostri pacchetti-sci prevedono già i pass e quant’altro necessario). Ma i coach saranno in grado di accontentare anche chi non scia, tra ciaspolate, escursioni, percorsi enogastronomici. Tutte quelle esperienze che le destinazioni possono offrire.

(Alberto Beggiolini)