Il nome di Sonny Vaccaro probabilmente per moltissime persone non significherà quasi nulla, sicuramente non se confrontato a quello del campione NBA Michael Jordan. La loro storia, però, è intrecciata indissolubilmente, ed entrambi, in un modo o nell’altro, hanno contribuito alla fama dell’altro. L’idea di affidare il brand Air della Nike al campione, infatti, venne all’allora dipendente dell’azienda di calzature, che scommise tutto e riuscì a vincere.



Vaccaro, raccontando sulle pagine di Repubblica il momento in cui la vita di Nike e Michael Jordan si sono intrecciate, ricorda che “non scattò nessun colpo di fulmine, era riottoso, non sapeva chi fossimo, preferiva Adidas che faceva tute belle”. Ma lui decise di giocarsi il tutto e per tutto, “all’azienda diedi un consiglio: abbiamo un budget di due milioni e mezzo di dollari, diamoli tutti al ragazzo”. Convincere i dirigenti della Nike non fu facile, ma Vaccaro fece all in, “insistetti [e] mi giocai lo stipendio”. Nessuna scommessa, probabilmente, ha mai fruttato così tanto ad un’azienda privata, che nell’arco di pochissimo tempo si è completamente ripagata l’investimento.



Sonny Vaccaro e l’esperienza con Michael Jordan

Sonny Vaccaro, continuando a parlare del sodalizio con Michael Jordan, ricorda che per convincerlo telefonò a sua madre, “Deloris, e parlammo a lungo”. Fu lei a convincere sia l’uno che l’altro, “aveva una certezza: non sarà solo una scarpa, ma la scarpa, quando mio figlio la indosserà”. Dal conto suo il dipendente di Nike promise che “sarebbe stato un contratto all-in. Michael avrebbe avuto un marchio tutto suo, che l’avrebbe reso il volto del futuro” del brand.

Nacque, così, dal volere del solo Sonny Vaccaro il brand Air Jordan, che ancora oggi opera e immette sul mercato prodotti che, in brevissimo tempo, diventano dei veri e propri successi. Su quella scommessa, però, ci tiene anche a ricordarne l’effettivo esito. “Il primo modello di Air costava 65 dollari e l’idea era arrivare a guadagnare 3 milioni di dollari in 3 anni”, ma la realtà fu estremamente diversa, “in soli 12 mesi la cifra incassata salì a 126 milioni“, racconta Sonny Vaccaro.