Non solo ridurre il più possibile la circolazione del Covid, ma anche proteggere la fascia di bambini in età compresa tra i 5 e gli 11 anni, perché non è vero che tale fascia sia immune a conseguenze gravi o abbia sintomi non preoccupanti. Negli Stati Uniti, infatti, dove la Food and Drug Administrarion ha approvato la vaccinazione in fascia 5-11 anni con il vaccino Pfizer, si sono verificati oltre 8mila casi di ricovero in ospedale per questa fascia di età e 146 decessi.
PFIZER“Anche in Italia si sono verificati casi analoghi” ci ha detto il dottor Alberto Oliveti, presidente Enpam (Ente nazionale di Previdenza ed Assistenza Medici), “certamente non in numeri paragonabili a quelli degli adulti e degli anziani, ma anche i bambini tra i 5 e gli 11 anni hanno fatto registrare ricoveri in ospedale”. L’importanza di vaccinare questa fascia di età rientra comunque nell’obbiettivo primario delle autorità sanitarie, “ridurre la circolazione del virus e soprattutto delle varianti. Solo così potremo ottenere un risultato stabile e positivo per tutta la comunità” ci ha detto ancora.
In America si dà il via libera alla vaccinazione dei bambini tra i 5 e gli 11 anni di età, una fascia su cui si è molto discusso per la mancanza di notizie certe sugli effetti. Come valuta questa decisione?
Secondo me è una decisione molto importante. La vaccinazione in quella fascia di età, una età in cui il bambino ha già sviluppato una certa competenza immunitaria, ha un doppio significato.
Quale?
Il primo è prevenire gli effetti dannosi del virus al singolo vaccinato, che non sono completamente irrilevanti, anche se nella stragrande maggioranza dei casi l’infezione può passare inavvertitamente o presentarsi con pochi sintomi. Però ci sono casi che possono portare ai ricoveri.
In America questo è verificato da dati precisi. E in Italia?
E’ successo anche in Italia, non in modo clamoroso, come in età adulta e soprattutto fra gli anziani o in casi di pazienti debilitati per altre patologie, ma ci sono stati casi di ricoveri in quella fascia di età.
Quindi ritiene che anche in Italia bisognerebbe vaccinare gli under 12?
Sì, vedo con favore questa vaccinazione, anche perché il virus – come si sa – circola e si replica e soprattutto acquisisce varianti camminando sulle gambe delle persone. E’ chiaro che quante più persone sono vaccinate, minore è la possibilità di replica e di varianti.
Appunto, le varianti. Cosa sappiamo del loro effetto e della capacità dei vaccini di resistere?
Le varianti, anche questa MU di cui ultimamente si parla molto, è dimostrato che non riescono a bucare il vaccino, però non lo si può mai escludere. Prima interrompiamo questa trasmissione del virus e prima diamo un vantaggio alla collettività, è un vantaggio per tutti procedere con la vaccinazione dei bambini dai 5 agli 11 anni. Dato che il vaccino Pfizer si è dimostrato non essere tossico per i bambini dai 5 agli 11 anni, il fatto che sia stato approvato mi trova d’accordo e rientra nelle evidenze scientifiche che abbiamo per poter usare correttamente il vaccino.
Si riduce la circolazione del virus. Però in America il vaccino Moderna non è ancora stato approvato per la vaccinazione dei bambini piccoli, quale la differenza tra i due vaccini?
Per adesso la differenza è soprattutto quantitativa, di dosaggio. Il Pfizer ha trenta unità vacciniche e il Moderna cento. Per i bambini ne avrebbe dieci.
Sarebbe ridotto di un terzo, è così?
Sarebbe ridotta di un terzo del Pfizer, che a sua volta è un terzo e anche qualcosa in meno rispetto al Moderna. L’affinamento scientifico basato sulle evidenze sta dimostrando come anche una dose più bassa abbia lo stesso effetto immunogenico di protezione e quindi è la dose adatta per i bambini. Il Pfizer, che ha portato il dosaggio a dieci unità vacciniche, è un buon risultato anche in termini di utilizzo corretto delle risultanze scientifiche per noi adattabili in maniera ottimale alle esigenze.
(Paolo Vites)
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