La vaccinazione eterologa (o “mix di vaccini”), che prevede la somministrazione di una dose di siero Pfizer dopo una di vaccino AstraZeneca, fornisce risposte soddisfacenti, perlomeno in base a quanto evidenziato da uno studio di Oxford, denominato Com-COV. Lo riferisce l’agenzia di stampa internazionale Reuters, secondo cui il lavoro di ricerca si è focalizzato sulla vaccinazione eterologa e ha portato a scoprire che, in qualsiasi combinazione, essa ha prodotto alte concentrazioni di anticorpi contro la proteina spike del Coronavirus.
I dati, pertanto, sembrano supportare la decisione di alcuni Stati europei che hanno iniziato a offrire alternative al siero anglo-svedese, dopo che il vaccino è stato collegato a rari casi di trombosi, non ultimo quello in Italia che ha visto come sfortunata protagonista la giovane ligure Camilla Canepa, deceduta nei giorni scorsi all’ospedale policlinico “San Martino” di Genova.
VACCINAZIONE ETEROLOGA OK: “GENERA MAGGIORE RISPOSTA ANTICORPALE”
In riferimento allo studio condotto sulla vaccinazione eterologa, Matthew Snape, professore di Oxford che ha eseguito lo studio, ha detto a Reuters che i risultati potrebbero essere utilizzati per dare flessibilità al mix di vaccini, ma il campione di soggetti esaminato non era abbastanza grande per raccomandare una più ampia modifica dei programmi clinicamente approvati. “È certamente incoraggiante che queste risposte anticorpali e delle cellule T sembrino buone con il mix vaccinale – ha affermato –. Penso, però, che l’impostazione predefinita debba rimanere, a meno che non ci sia un’ottima ragione altrimenti, a ciò che ha dimostrato di funzionare”.
In Gran Bretagna, i funzionari hanno suggerito un intervallo di 8 settimane tra le dosi di vaccino per gli over 40 e un intervallo di 12 settimane per gli altri adulti. “Data la posizione stabile di fornitura del Regno Unito, non c’è motivo di cambiare i programmi di vaccinazione in questo momento”, ha dichiarato il vice capo medico inglese Jonathan Van-Tam, aggiungendo che i dati su un intervallo di 12 settimane avrebbero influenzato le decisioni future sul programma vaccinale. Attualmente, oltre l’80% degli adulti in Gran Bretagna ha ricevuto una dose di vaccino Covid-19 e il 60% due.