Il dibattito politico di questi ultimi giorni sta mettendo al centro la discussione sul Ddl Zan e la necessaria accelerazione della campagna vaccinale, a partire dai soggetti più giovani. E’ curioso osservare come su questi temi vengano a crearsi assi politici trasversali a favore o contro le posizioni in campo, con la destra e la sinistra in movimento sul terreno della difesa delle libertà.



L’impressione è che proprio il concetto di libertà venga stressato al punto da interpretarlo opportunisticamente come il diritto del singolo individuo di poter fare ciò che vuole e preferisce, a prescindere da qualsiasi nesso o condizione. Eppure il contesto della realtà in cui si vive (così come la sessualità) è un dato, non una scelta.



Mi chiedo allora quale sia il senso di alcune tra le parole più importanti della vita come la libertà, l’amore, la giustizia, la fratellanza, l’amicizia, ma anche i concetti di comunità, popolo e patria. Senza valori condivisi e partecipati, sui quali si fonda ogni società, diventa impossibile qualsiasi forma di convivenza: ne è un esempio la celebrata Nazionale di calcio che ci ha regalato la gioia della vittoria degli Europei, fondata com’è stata su principi e obiettivi comuni. Favorendo, invece, la condizione della legge del più forte nell’opinione pubblica, nel potere costituito o nella giustizia, assistiamo all’affermazione di un liberismo violento, ovvero un pericoloso individualismo.



La drammatica premessa svela come profetica la celebre canzone “Destra sinistra” dove ironicamente Giorgio Gaber si interrogava sui concetti e sui luoghi comuni che identificavano l’una e l’altra parte politica.

Da un anno e mezzo è evidente che siamo rimasti “schiavi” di un virus, indeboliti nella nostra condizione umana, quindi dentro il nostro lavoro e nelle nostre relazioni, costretti a ridurre la socialità, la creatività, la costruzione del bene comune. Insomma, abbiamo dovuto soccombere per incapacità e impotenza. Davanti a questa condizione è sopravvenuto il vaccino, un fatto decisivo che sta cambiando gli scenari, una “conquista scientifica” che, unitamente alle ormai note abitudini di comportamento (l’uso delle mascherine e il distanziamento), rappresenta la frontiera della libertà.

Ci sono tante persone (molte per superficialità, alcune per difficoltà, poche per principi ideologici) che non hanno aderito e non colgono questa opportunità. Nel mezzo si stanno inserendo gli appelli alla libertà dei singoli individui per non aderire a queste proposte essenziali per il riscatto di tutti noi. Ma di quale libertà e dignità della persona stiamo parlando? Quale concetto di comunità si vuole affermare? E ancora: quale amore verso la patria intendiamo professare?

Il punto di verità è che oggi ognuno di noi è chiamato ad una responsabilità, cioè aderire alla vaccinazione e ai comportamenti corretti, per essere insieme liberati e, quindi, partecipi alla costruzione del bene comune.

Auspico che si arrivi al giudizio di questa classe politica non certo sulla basa di quanti messaggi cinguetta sui social, ma per i contenuti che pone. Rappresentati esemplarmente dal Presidente della Repubblica e dal Presidente del Consiglio, gli italiani faticano ormai a discernere quale sia la destra e quale la sinistra. Nel 1994 Gaber metteva in luce differenze già minime tra le due parti: chi si definiva di una fazione rispetto ad un’altra lo faceva per mera «ideologia» o per «passione ed ossessione» di una diversità che «al momento dove è andata non si sa». Ventisette anni fa il Signor G rivelava l’indistinto in cui le varie correnti politiche stavano finendo. Oggi assistiamo alla totale incapacità di comprendere la realtà che viviamo e il concetto di libertà. Ognuno si assuma la propria responsabilità.

Il concetto di libertà individuale è diventata una massima confusa e ideologica che non ha nulla a che spartire con il bene comune

Giorgio Gaber lo diceva già tanti anni fa, destra e sinistra si scambiano i ruoli nella confusione di un primato della libertà cosiddetta individuale.

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