Dal 6 agosto 2021 in Italia tutti i cittadini sopra i 12 anni dovranno essere vaccinati (o presentare un tampone negativo) per poter entrare in ristoranti, cinema, palestre, piscine, teatri e qualsiasi evento a grande presenza di pubblico: questo ha stabilito il nuovo Decreto Covid del Governo Draghi che ha esteso l’utilizzo del Green Pass “copiando” in parte il forte provvedimento preso dalla Francia di Macron qualche giorno fa. Il tema è “scottante” visto che al di là delle contrapposizioni No Vax-No Pass con la politica, il dato più discusso è l’obbligo del pass per i minorenni 12-17 anni: per ora nelle attività, a breve però potrebbe giungere anche per trasporti e scuola, avvicinandosi di molto al concetto di obbligo vaccinale. Da qui nasce il dibattito sulla pericolosità o meno di un siero anti-Covid ad una categoria di popolazione che non sviluppa al 99% sintomi gravi della malattia e praticamente non è mai stata toccata (per fortuna) da vittime.



Come sottolinea oggi il focus de “La Verità”, tra i 12 e i 19 anni il numero dei ricoveri per Covid è paragonabile a quelli degli effetti avversi ai vaccini (in entrambi i casi, con numeri bassissimi e in casi molto rari): sulle 822.807 vaccinazioni svolte fino a inizio luglio alla fascia 12-19 anni, è l’11,9% il tasso di segnalazione di reazioni avverse gravi sul totale delle segnalazioni delle reazioni. Si chiede dunque “La Verità” se, tenuto conto che sugli effetti a lungo termine dei farmaci vaccinali ancora non si hanno ovviamente dati specifici essendo appena cominciate le vaccinazioni, l’obbligo per questa fascia d’età non sia “rischioso”, ovvero che non valga la pena visti i pochi benefici maggiori ai rischi. Stesso discorso con ancora meno “benefici” nei bimbi sotto i 12 anni: pochissime possibilità di contagio e trasmissione, restano divisi gli scienziati sulla necessità o meno di procedere con la vaccinazione anche per i più piccoli. Intanto Pfizer e Moderna – informa il New York Times – ampliano gli studi per i vaccini nella fascia 5-11 anni (qui il nostro focus, ndr).



VACCINI AI MINORI: COSA SUCCEDE IN EUROPA

L’Italia, al momento come Israele e gli Stati Uniti, ha scelto di somministrare i vaccini dai 12 anni, privilegiando quelli a mRna: Pfizer si mostra ben tollerato tra i 12 e i 16 anni e ha un’efficacia del 100% nella prevenzione del Covid-19, Moderna invece ha medesima efficacia anche tra 12 e 18 anni e non causa reazioni gravi, spiega Fabrizio Pregliasco, virologo, direttore Sanitario dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano. Ma la situazione in Europa è tutt’altro che omogenea in questo frangente, con quasi mezza Ue che non ha dato il via libera ai vaccini per minorenni in attesa di avere dati più approfonditi: Ucraina, Croazia, Portogallo, Bulgaria e Cipro hanno negato l’ok ai vaccini per minori, mentre per Germania, Belgio, Olanda, Regno Unito, Finlandia e Svezia i vaccini sotto i 17 anni vengono autorizzati solo per i più fragili con malattie pregresse (e si aggiungeranno anche Irlanda e Norvegia). Come l’Italia invece la Svizzera, Spagna, Grecia, Polonia, Paesi Baltici, Austria e anche la Francia, con un distinguo: il Parlamento di Parigi ieri ha corretto la proposta di Green Pass fatta da Macron, rinviando l’obbligo per gli adolescenti a settembre (come ha fatto la Spagna, ndr), non convinti dell’effettiva convenienza per quella fascia. A Berlino e Londra, gli istituti sanitari nazionali consigliano il vaccino solo a chi ha patologie sotto i 18 anni, o comunque serve la prescrizione medica per poterlo autorizzare.

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