Guido Silvestri, immunologo della Emory University di Atlanta, intervistato dal Corriere della Sera, non si perde in troppi giri di parole per suggerire come il futuro dei vaccini sia a suo dire rappresentato dalla tecnologia a mRNA, la stessa impiegata per la produzione dei sieri Pfizer e Moderna. Per quanto ribadisca che la frequenza degli effetti avversi sperimentati con i vaccini a vettore virale sia “bassissima, un caso per milione, e quindi il rapporto costo benefici è del tutto a favore del ricorso a tutti i vaccini, compresi J&J ed Astrazaneca“, l’esperto sottolinea “ancora una volta l’eleganza dell’approccio dei vaccini a Rna. Così si dà l’opportunità al sistema immunitario di concentrarsi soltanto sull’antigene contro cui vogliamo che si attivi (in questo caso la Spike e niente altro). Questi vaccini non solo ci stanno tirando fuori dal Covid ma probabilmente rappresentano una vera e propria rivoluzione che permetterà di combattere altre importanti malattie infettive”.



SILVESTRI: “VACCINI A MRNA SONO UNA RIVOLUZIONE”

Una riflessione, quella di Silvestri, che porta a giudicare probabilmente anacronistica la decisione dell’Italia di investire su ReiThera, vaccino a vettore virale in fase due di sperimentazione. Al riguardo, l’immunologo ha dichiarato: “Visti i dati al momento disponibili, se proprio si vuole investire in modo massiccio su un vaccino italiano contro il Covid sarebbe stato opportuno farlo per un vaccino a Rna piuttosto che a vettore adenovirale“. Nonostante l’alta efficacia dei vaccini a mRNA, appare sempre più probabile che quella contro il coronavirus finisca per diventare una vaccinazione ricorrente come quella antinfluenzale: “Prospettiva molto reale. Per quanto i vaccini a Rna sembrino molto efficaci contro le tre varianti di Sars-CoV-2 meglio studiate, è possibile non solo che nuove varianti emergano, ma che la durata dell’immunità sia più breve in questi casi. Se n futuro chi ha ricevuto il vaccino a vettore virale, potrà essere immunizzato allo stesso modo? Non lo sappiamo ancora, non abbiamo i dati. Così come non li abbiamo per un richiamo con un preparato diverso dalla prima dose“.

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