I vaccini di Pfizer e Moderna riducono la trasmissione del coronavirus. La buona notizia arriva da uno studio dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie Usa (Cdc) che ha coinvolto personale sanitario e altri lavoratori essenziali in otto sedi Usa tra dicembre 2020 e marzo 2021. Quindi, i vaccini a Rna messaggero non solo prevengono il decorso serio da Covid e le relative morti, ma abbattono del 90% la trasmissione di Sars-CoV-2, quindi azzerano la contagiosità del coronavirus. L’impatto, dunque, è importante: così si frenano i contagi. Sono state testate 3.950 persone 14 giorni dopo il richiamo, quando si ritiene che l’effetto del vaccino sia ritenuto completo. La prevenzione contro il Covid è stata del 90%, indipendentemente dai sintomi. Ma già dopo la prima dose la trasmissione si riduce, di circa l’80%.



Quindi, la trasmissione del coronavirus tra persone vaccinate con tipologia Rna messaggero è estremamente improbabile anche in contesti ad alto rischio. Per quanto riguarda le varianti, lo studio smentisce che i vaccini siano meno efficaci.

VACCINATI INFETTI CON CARICA VIRALE BASSA

Se però ci si contagia, la carica virale è più bassa. Uno studio pubblicato su Nature Medicine, infatti, evidenzia questa potenzialità del vaccino Pfizer. I ricercatori hanno scoperto che nei contagiati 12-37 giorni dopo la prima dose del vaccino, la carica virale risulta sostanzialmente ridotta. Ciò suggerisce una «infettività potenzialmente inferiore», quindi una contagiosità minore che «contribuisce ulteriormente all’effetto del vaccino sulla diffusione» del Covid. Questo studio è stato condotto in Israele dai ricercatori del TechnionIsrael Institute of Technology e del Maccabi Healthcare Services (Mhs), che hanno osservato il valore Ct (ciclo soglia), che indica quanti cicli di amplificazione devono essere eseguiti per individuare la presenza di Rna virale in un tampone.



Se il valore è molto alto, la carica virale è più bassa. Ebbene, i ricercatori hanno osservato cariche virali più basse nei positivi dopo il 12esimo giorno dalla prima dose. Ma risultano significativamente più basse se confrontate a quelle rilevate nella popolazione non vaccinata.

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