Giovanni Di Perri, direttore del dipartimento di Malattie infettive all’ospedale “Amedeo di Savoia” di Torino, è intervenuto sulle colonne del quotidiano “Libero”, raccontando la pandemia di Covid-19 vista oggi, a due anni e mezzo di distanza dal suo esordio. “Chi oggi muore – ha esordito – di solito è un anziano che ha un equilibrio precario con le patologie pre-esistenti, gente che prende 7 o 8 pillole al giorno. Succede come con l’influenza, che però dura due mesi l’anno. L’infezione virale acuta scompensa un equilibrio già precario. Il panorama è cambiato ed è molto più favorevole perché non c’è più il 40enne che muore di Covid”.
Peraltro, in data odierna inizia la campagna vaccinale con le fiale aggiornate a Omicron, a cui devono sottoporsi principalmente “proprio quei soggetti a rischio che abbiamo imparato a conoscere – ha proseguito Di Perri –. I nuovi vaccini, da un punto di vista strutturale, non sono differenti da quelli usati fin qui, salvo il fatto che è stata inserita la sequenza genetica che codifica e produce le proteine che danno l’identità a Omicron. Tutto sommato c’è un minimo di vantaggio che si può riconoscere: si stimano 8 ricoveri in meno su mille infezioni, è meglio di niente”.
DI PERRI: “VACCINI AGGIORNATI? UN 35ENNE IN BUONA SALUTE PUÒ ANCHE DECIDERE DI NON FARLO”
Nel prosieguo della sua chiacchierata con i colleghi di “Libero”, il virologo Giovanni Di Perri ha asserito che “un 35enne in buona salute può anche decidere di non fare nulla. Avrà fatto dei vaccini in precedenza, quindi ha un minimo di immunità. Un 30enne o un 40enne in questo contesto rischia molto poco dall’infezione. Se facesse il vaccino aggiornato, il vantaggio potrebbe limitarsi a ridurre il pericolo di infettarsi”.
Arrivato a questo punto, il virus è meno capace di produrre la malattia, perché, ha spiegato il professor Di Perri, “la protezione collettiva degli ultimi 9 mesi è stata sostenuta dalla valanga di infezioni avute. Andiamo a vedere i numeri: è stata una cosa spaventosa. Se Omicron avesse avuto la stessa capacità di far male di Delta sarebbe stata una carneficina. Invece dà dei gran mal di gola che, in genere, fanno arrabbiare le persone: ma niente di più. È stata la migliore notizia dall’inizio dall’inizio della pandemia. A me sembra un piano inclinato verso la perdita definitiva di virulenza: ci infetteremo con una certa periodicità e questo assicurerà il mantenimento di un controllo immunitario”.