La valutazione delle prove di efficacia e sicurezza dei vaccini Covid da parte delle agenzie regolatorie Usa, Uk e Ue non è stata né rigorosa né critica secondo Pedro Morago. Il legale spagnolo, che nel Regno Unito insegna metodi di ricerca e pratica basata sull’evidenza alla School of Health and Life Sciences della Teesside University a Middlesbrough, ha condotto uno studio approfondito delle procedure di autorizzazione dei vaccini Covid, arrivando alla conclusione che ci sono troppe ombre al riguardo. Ad esempio, segnala che non si hanno dati dei volontari, di conseguenza non ci sono certezze sugli studi effettuati. «Non c’è approccio scientifico», spiega alla Verità. Morago non sa se questi dati sui volontari esistono, ma non sono stati forniti. «Le montagne di documenti che Pfizer è stata costretta a rilasciare, sebbene a singhiozzo e in modo confusionale, non mostrano l’esistenza dei dati grezzi», la precisazione dell’avvocato spagnolo.



La sua ipotesi è che le case farmaceutiche abbiano presentato solo calcoli statistici, ma le agenzie regolatorie non potevano né dovevano accontentarsi di ciò, ma pretendere i dati dei volontari, garantendone ovviamente la privacy. Peraltro, Pedro Morago segnala che «è praticamente impossibile» che Pfizer sia riuscita a condurre uno studio randomizzato su 44mila persone in tre mesi, perché i tempi necessari sono più lunghi e non ci sono tecnologie a disposizione per ridurli. A prescindere da tutte queste considerazioni, per il legale quel numero di volontari è comunque ridotto rispetto alla platea di persone da vaccinare.



“LIVELLO DI EFFICACIA DEL VACCINO ERA INSIGNIFICANTE”

Per Pedro Morago i risultati delle sperimentazioni sui vaccini Covid sarebbero stati anche travisati, ignorando se ciò sia avvenuto per ignoranza o malafede. «Si fece credere che il vaccino Pfizer aveva un’efficacia del 95% nella prevenzione del Covid-19, senza far conoscere anche il dato della riduzione del rischio assoluto», attacca alla Verità. Inoltre, segnala che metà dei partecipanti al trial facevano parte del gruppo placebo, di conseguenza se 162 dei 22mila non vaccinati dopo due mesi risultarono positivi al Covid, allora senza la vaccinazione «appena lo 0,84% rischiava di prendere il Covid. Un livello di efficacia del vaccino insignificante, ma che venne tenuto nascosto». Ciò avrebbe spinto molte persone a non vaccinarsi, ma il punto è un altro per il legale spagnolo, cioè che non c’è stata un’informazione corretta.



Inoltre, segnala che mancavano dati anche sui “fragili”. Così come altri gruppi a rischio furono esclusi dai trial. Anche su questo ha una teoria Pedro Morago: «Furbescamente, per non avere problemi in caso di eventi avversi, Big Pharma non condusse sperimentazioni su donne gravide ma nemmeno su immunodepressi, ovvero una fetta enorme della popolazione perché include pazienti con tumori, diabete, con una semplice bronchite che abbassa le difese immunitarie». Ma quelle categorie sono state indicate come prioritarie nella campagna vaccinale. Morago evidenzia nell’intervista alla Verità che i gruppi di controllo sparirono quasi subito, perché dopo l’approvazione dei vaccini Covid, le aziende incitarono per “motivi etici” i volontari di quei gruppi a vaccinarsi. «In questo modo, però, sì mise una pietra tombale sugli studi randomizzati. Senza gruppo di controllo non furono più sperimentali, ma osservazionali. L’impatto metodologico fu devastante».