I dati che arrivano da Israele sull’epidemia Covid dimostrano che i vaccini da soli non bastano per fermare la pandemia. Lo sostengono alcuni esperti contattati da Newsweek. Israele ha, infatti, uno dei peggiori tassi di casi bisettimanali di Covid per milione di persone nel mondo, essendo nel pieno della battaglia contro la variante Delta. A inizio mese la rivista Science ha anche riferito che il 58% dei 514 israeliani ricoverati al 15 agosto erano stati vaccinati con due dosi e la maggior parte di loro aveva almeno 60 anni. Newsweek ha spiegato di non essere riuscita a ottenere una conferma da parte del Ministero della Salute israeliano per quanto riguarda il decorso della malattia per quelle persone, ma resta comunque un dato significativo. “La maggior parte dei pazienti ospedalizzati sono in realtà vaccinati”, ha dichiarato a Science il bioinformatico Uri Shalit dell’Israel Institute of Technology. La questione appare già chiara: il problema è rappresentato dal calo della protezione dei vaccini, motivo per il quale Israele ha deciso di procedere con la terza dose.



Avendo cominciato prima la campagna vaccinale, Israele rappresenta un riferimento dagli altri Paesi. “Il fatto che la protezione immunitaria di fronte alla variante Delta diminuisce con il tempo è un indicatore importante di ciò che può accadere in altri paesi”, ha osservato Rowland Kao, professore di epidemiologia veterinaria e scienza dei dati all’Università di Edimburgo, Regno Unito. “Penso che la gente si aspettasse che i vaccini funzionassero da un giorno all’altro e ponessero fine alla pandemia”, ha aggiunto William P. Hanage, professore associato di epidemiologia alla Harvard T.H. Chan School of Public Health.



“VACCINAZIONE NON RALLENTA CORONAVIRUS”

Di conseguenza, gli scienziati ritengono che i vaccini siano lo strumento per controllare la pandemia, non per vincerla. “Non ci si può aspettare che eliminino i problemi di salute pubblica causati dalle infezioni”, ha aggiunto Alexander Edwards, professore associato in tecnologia biomedica all’Università di Reading, Regno Unito. La vaccinazione resta uno strumento importante, ma non l’unico essenziale. Per il dottor Edward Hutchinson, docente senior presso il Centro di ricerca sui virus dell’Università di Glasgow, Regno Unito, sono importanti anche gli interventi non farmaceutici (NPI), metodi per controllare il virus senza usare medicine come vaccini o trattamenti con anticorpi, come distanza e mascherine.



La vaccinazione non sta rallentando molto la diffusione del coronavirus, ma ti impedisce di ammalarti e riduce la quantità di virus contro cui proteggerti”, ha proseguito il dottor Edward Hutchinson, secondo cui ci sono dei fattori da tener presente. “A metà del 2020 saremmo stati felici con un vaccino che offrisse anche solo una protezione parziale contro la malattia grave, e ci siamo ritrovati con più vaccini sicuri che hanno dato una protezione quasi completa contro la malattia grave”. Quindi, vede il bicchiere mezzo pieno: “Non possono fermare completamente la diffusione del virus. Ma possono essere usati per trasformare la SARS-CoV-2 in un virus che non disturba la nostra vita normale”.