E’ stata pubblicata una circolare del ministero della salute, firmata dal direttore generale della Prevenzione Gianni Rezza che stabilisce che per le persone guarite dal covid basterà una sola dose di vaccino entro i 12 mesi dal primo tampone negativo dopo la malattia. «È possibile considerare la somministrazione di un’unica dose di vaccino nei soggetti con pregressa infezione (decorsa in maniera sintomatica o asintomatica) – si legge – purché la vaccinazione venga eseguita preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa e comunque non oltre 12 mesi dalla guarigione». L’unica eccezione riguarda i soggetti con condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici per cui «Resta valida la raccomandazione di proseguire con la schedula vaccinale completa prevista».
Indicazioni importanti che arrivano a seguito di un altrettanto importante studio realizzato a Vo’ Euganeo, uno dei primissimi focolai di covid in Italia, e che sembrerebbe appunto fare chiarezza sul rapporto fra vaccini ed ex malati. Il lavoro realizzato dal gruppo del professor Andrea Crisanti dell’Università di Padova in collaborazione con l’Imperial College di Londra, pubblicato su Nature Communication, evidenzia come le persone che erano positive al covid nel periodo febbraio/marzo 2020, abbiano mostrato livelli importanti di anticorpi fino a nove mesi dopo, a novembre dello stesso anno. «Uno degli elementi più rilevanti che emerge da questo lavoro — le parole di Crisanti ai microfoni del Corriere della Sera – è che i pazienti che si erano infettati a febbraio 2020 avevano a novembre ancora importanti livelli di anticorpi nel sangue e questo indipendentemente dalla tipologia di infezione, sia tra chi è stato male ossia i sintomatici, sia tra gli asintomatici». Di conseguenza tale risultato suggerisce che «la forza della risposta immunitaria non dipende dai sintomi e dalla gravità dell’infezione».
CIRCOLARE MINISTERO SUL VACCINO COVID AI GURATI: LO STUDIO DEL PROF CRISANTI
Tali risultati erano stati di fatto anticipati dallo stesso Crisanti a marzo di quest’anno, e in quell’occasione veniva anche sottolineato il fatto che gli abitanti di Vo’ Euganeo ex infetti, non si erano riammalati anche se esposti al covid: «L’aspetto interessante e soprattutto rassicurante – diceva il prof – è che 18 persone sono state esposte a positivi a Sars-CoV-2 durante la seconda ondata perché condividevano la casa o avevano rapporti stretti: nessuno di loro si è riammalato. Sappiamo con certezza che queste persone sono entrate di nuovo in contatto con il virus perché il livello dei loro anticorpi è aumentato, come se avessero fatto il richiamo del vaccino, ma non si sono ammalate e questa è un’ottima notizia».
Fra coloro che da tempo sposano la linea del “non vaccino” agli ex infetti, anche il professor Galli, dell’ospedale Sacco di Milano: «Vaccinare i guariti è una visione che, se applicata burocraticamente, ci porta a sprecare dosi e forza lavoro – le parole dell’infettivologo sempre al quotidiano di via Solferino – perché queste persone gli anticorpi li avranno per diversi mesi, come sempre più studi dimostrano. Direi che, considerando i milioni di dosi necessarie, è al limite del danno erariale. Le vaccinazioni dei guariti dal Covid non hanno una provata utilità e talvolta sono associate a una reazione indesiderata con effetti importanti. Tra l’altro gli anticorpi acquisiti naturalmente potrebbero essere più aggiornati nella protezione dalle varianti rispetto a quelli ottenuti dai vaccini. A parte questo sono somministrazioni futili, soprattutto alla luce di tutti i non vaccinati nei Paesi poveri del mondo, dove non ci sono dosi a sufficienza». Va detto comunque che la risposta anticorpale degli infetti sembra variare da individuo a individuo, e i numerosi studi sull’argomento hanno mostrato risultati per certi versi contrastanti.