Abbiamo chiesto a Carlo Federico Perno, direttore di microbiologia all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, quali sono i dati oggi disponibili sui vaccini contro il Covid. Pfizer, AstraZeneca e Moderna sono i principali competitors al momento sul tavolo, ma secondo Perno occorre attendere l’arrivo dei dati sull’efficacia clinica dei tre vaccini per poter avanzare ulteriori ipotesi su tempi, modalità e opportunità. Intanto ieri Nicola Magrini, direttore dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) ha confermato le precedenti dichiarazioni del governo: “Nella seconda metà di gennaio ci saranno 1,7 mln di persone vaccinabili con il primo dei vaccini disponibile, quello di Pfizer, ma se i dati saranno confermati, i vaccini saranno verosimilmente tre nella prima fase e quindi i milioni esatti di persone vaccinabili mese per mese li sapremo solo a partire da metà gennaio quando effettivamente ci saranno le approvazioni”.
Professore, qual è la differenza fra i tre vaccini al momento sul tavolo?
I vaccini Pfizer, AstraZeneca e Moderna sono quelli apparentemente più avanti perché stanno producendo dati clinici, che sono gli unici ad avere una rilevanza pratica, gli unici che indicano un’efficacia reale. Però questi dati noi non li abbiamo, sono stati sempre annunciati come comunicati stampa. Non abbiamo elementi scientifici che ci dicano che questi vaccini veramente funzionano e che sono innocui. Abbiamo i comunicati stampa, certo, ma serve qualcosa di più.
Lei si vaccinerebbe?
Sia sì che no sarebbero risposte sbagliate. Non abbiamo niente in mano, non so di cosa stiamo parlando, di quale vaccino, quando, quali sono le caratteristiche. Se domattina uscisse il lavoro che dimostra con dati scientifici comprovati che il vaccino è efficace e sicuro, perché no? Però mi pare opportuno mantenere un attimo di cautela. Sono corse in avanti, un po’ come parlare del Natale. Non abbiamo gli elementi.
Non abbiamo elementi per valutare l’efficacia clinica dei vaccini?
Questi vaccini hanno mostrato un’efficacia immunologica, nel senso che stimolano la risposta immunitaria, questo però è condizione necessaria ma non sufficiente per giustificarne l’uso clinico. Aspettiamo i dati scientifici che sono stati promessi attraverso i comunicati stampa.
Sono stati promessi e non sappiamo quando li avremo. Non sappiamo nulla nemmeno della differenza fra i tre vaccini?
Sono dei vaccini che dovrebbero essere conservati in catena del freddo, specie Pfizer e Moderna, un freddo tale che suggerisce la necessità di sistemi di conservazione particolarmente sofisticati. Anche quello di Moderna è a Rna, quindi fragile, gli annunci stampa ci dicono che è stato reso relativamente stabile. I vaccini a Rna dovrebbero essere conservati a -70°, -80°. Moderna dichiara che, pur essendo il loro vaccino a Rna, avrebbe una stabilità sostanziale a 4° per un tempo consistente, vari giorni, però è un annuncio.
In base a cosa quindi il governo decide quale ordinare?
Il governo sta facendo delle scelte non facili perché non ha gli elementi per poter scegliere, ma nello stesso tempo c’è la pressione per avere i vaccini disponibili.
Allora perché Arcuri ha confermato che l’Italia riceverà i vaccini Pfizer a gennaio?
È come in borsa, si gioca sui futures, su quello che l’azienda sarà e non su quello che è. In questo momento abbiamo una situazione complessa, con 6-8 miliardi di persone da vaccinare. Tutti saranno vaccinati quando il vaccino funzionerà, ma l’ordine di arrivo del vaccino è in funzione dell’ordine delle prenotazioni. Quello che sta accadendo è una dinamica in cui le aziende dicono: tu compra le dosi anche se non sei sicuro che le userai, se il vaccino funziona tu sarai il primo ad averle. In tempi normali queste cose non dovrebbero accadere ma in una fase così emergenziale è un equilibrio difficilissimo.
Cioè?
La guardi dall’altro punto di vista: mettiamo che il governo italiano decida di non comprare nulla fino a che non abbiamo sicurezza assoluta, che sarebbe una scelta legittima e anche logica da un punto di vista scientifico, tutti gli altri invece lo comprano a scatola chiusa. Poi effettivamente il vaccino funziona, cosa accadrebbe? Che noi saremmo gli ultimi ad averlo. Non è facile dare giudizi positivi o negativi, non invidio chi in questo momento deve fare queste scelte.
Come funziona un vaccino a Rna?
L’Rna è la sostanza che iniettata dentro le cellule produce la proteina del virus contro la quale l’organismo sviluppa immunità, è una molecola molto labile che si degrada rapidissimamente a temperatura ambiente, quindi richiede una conservazione a bassissime temperature. Anzitutto è protetta da uno strato lipidico, cioè la si inocula in delle capsule lipidiche, ma anche così ha una stabilità contenuta e finché non è inoculata c’è sempre il rischio di degradazione. Infatti non abbiamo ad oggi nessun altro vaccino con questa tecnologia.
Perché è stato sviluppato proprio questo tipo di vaccino?
Una domanda legittima ma non sono in grado di rispondere, dovrei chiedere agli inventori perché hanno scelto l’Rna invece di scegliere classicamente la proteina come per l’epatite B, e come altre case stanno facendo, con le proteine del virus. Probabilmente – ipotizzo – il ragionamento è che inoculando l’Rna viene prodotta più proteina da dentro l’organismo rispetto a quella che può essere inoculata e quindi la risposta immunitaria è migliore. Questa è un’ipotesi ragionevole, ma è un’ipotesi.
Cosa pensa del dibattito in corso su immunità anticorpale e cellulare?
La gran parte dei vaccini oggi disponibili funzionano attraverso gli anticorpi, praticamente tutti: morbillo, tetano, rosolia, poliomielite, difterite, epatite, sono tutti vaccini che stimolano gli anticorpi e funzionano perché ci sono gli anticorpi. Questa è una malattia che è arrivata da pochi mesi, quelli che dicono che gli anticorpi spariscono come fanno a dirlo? Non ci sono ricerche con numeri significativi. Io sono un ricercatore e mi attengo ai fatti, i fatti sono che oggi non sappiamo con certezza quanto durino gli anticorpi.
(Emanuela Giacca)