Vaccini Covid, quanto cala l’efficacia con il passare del tempo? Un quesito che in molti, semplici cittadini o uomini di scienza, hanno provato a porsi e che potrebbe avere trovato una risposta sul “New England Journal of Medicine”, attraverso uno studio che ha analizzato l’incidenza delle infezioni sintomatiche tra gli operatori sanitari della California completamente vaccinati mediante l’inoculazione di preparati con tecnologia a Rna messaggero, dunque Pfizer/BioNTech o Moderna. L’approfondimento ha portato alla luce un dato di fatto: nel periodo successivo al completamento del ciclo vaccinale e per i successivi quattro mesi (marzo-giugno), l’efficacia nei confronti della malattia sintomatica si è mantenuta tra il 94% e il 96%, per poi calare al 65,5% a luglio.
Un buon 30%, insomma. E in Gran Bretagna, dove l’intervallo tra la prima e la seconda dose di vaccino è stato portato a dodici settimane? Qui l’efficacia si è mantenuta attorno all’88% contro l’infezione sintomatica associata alla variante Delta. “Come si è visto in altre popolazioni che hanno ricevuto il vaccino mRNA ad intervalli standard autorizzati in emergenza (12 giorni per Pfizer e 28 per Moderna), anche i nostri dati suggeriscono che l’efficacia del vaccino contro la malattia sintomatica lieve che non necessita di ricovero è considerevolmente inferiore nei confronti della variante Delta e può diminuire nel tempo dopo la vaccinazione”, hanno affermato i ricercatori.
VACCINI COVID ED EFFICACIA: QUAL È LA SITUAZIONE IN ITALIA?
I colleghi de “Il Corriere della Sera” provano ad approfondire la questione rapportandola anche al nostro Paese, l’Italia, dove il report settimanale indipendente elaborato dalla fondazione Gimbe ha fatto comprendere che l’efficacia dei vaccini (tanto quelli a mRna, quanto quelli a vettore virale), rimane stabile o superiore al 94% nella riduzione dei decessi e delle forme severe del virus. Per quanto concerne le diagnosi, invece, l’efficacia “si riduce dall’88,5% (periodo 4 aprile-11 luglio) al 79,7% (periodo 4 aprile-22 agosto)”.
In più, è stata rilevata “una progressiva riduzione dell’efficacia delle coperture vaccinali nei confronti di infezioni asintomatiche e forme lievi di malattia che non necessitano di ricovero. Una riduzione che risulta inversamente proporzionale all’età: al 22 agosto l’efficacia è del 67,4% nella fascia 12-39 anni e del 77,1% in quella 40-59 anni (al 4 luglio erano rispettivamente 79,8% e 80,8%). È verosimile che tra i più giovani abbiano influito, durante il periodo estivo, la maggiore occasione di contatti sociali e una minore attenzione ai comportamenti”.