Nel giorno in cui Pfizer annuncia di essere pronta a richiedere l’autorizzazione ad una terza dose di vaccino Covid, anche per contrastare la variante Delta, facciamo il punto della situazione riguardo l’efficacia dei vaccini. L’aumento di casi sta spingendo diversi governi a reintrodurre restrizioni, nel frattempo scienziati e produttori di farmaci devono rispondere ad una domanda cruciale: i vaccini proteggono dalla variante Delta? Gli studi attualmente a disposizione dimostrano che i vaccini offrono una forte protezione contro le malattie gravi e l’ospedalizzazione, anche nel caso della variante Delta. La conferma arriva anche da Soumya Swaminathan, chief scientist dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. «Gli studi di efficacia nel mondo reale con un certo numero di vaccini mostrano una buona protezione soprattutto contro le malattie gravi», ha dichiarato al Financial Times.
L’evidenza del mondo reale significa che è ottenuta da dati del mondo reale, quindi ottenuti al di fuori del contesto di studi randomizzati controllati e generati durante la pratica clinica di routine. La priorità deve essere, dunque, quella di incrementare la copertura vaccinale ovunque. Dai dati pubblicati da Public Health England a giugno è emerso che i vaccini Pfizer-BioNTech e AstraZeneca hanno un’efficacia con ciclo vaccinale completo rispettivamente del 96% e 92% contro il ricovero.
EFFICACIA VACCINI VS VARIANTE DELTA: I PRIMI DATI
Dati importanti quelli che arrivano dalla Gran Bretagna, soprattutto in considerazione del fatto che lì la variante Delta è già dominante, mentre in Italia lo sarà presto, visto che sta continuando a diffondersi rapidamente. L’alta efficacia dei vaccini Covid si riflette anche nell’attuale tasso di mortalità dei malati, che è allo 0,085%, quindi è 20 volte inferiore rispetto al suo picco, come evidenziato dall’epidemiologo Meaghan Kall. Per quanto riguarda invece la variante Delta, i primi dati sull’efficacia nel mondo reale evidenziano che l’efficacia di Pfizer con ciclo vaccinale completo era all’88% nel prevenire i sintomi della malattia a maggio, un mese dopo i ricercatori scozzesi hanno rivisto il dato facendolo scendere al 79%. In Canada hanno stimato un’efficacia all’87% nel prevenire l’infezione da variante Delta, un dato paragonabile a quello contro la variante Alfa, quella identificata per la prima volta in Gran Bretagna. C’è poi un quarto studio, condotto in Israele, secondo cui Pfizer sarebbe efficace solo al 64%, poi è emerso che è una stima su dati preliminari e altamente localizzati.
MODERNA, J&J, SPUTNIK V E SINOVAC…
Per gli altri vaccini non ci sono invece dati di efficacia nel mondo reale, quindi bisogna per ora accontentarsi dei dati di laboratorio per valutare l’efficacia contro la variante Delta. Moderna a tal proposito ha annunciato che il suo vaccino ha una riduzione di due volte degli anticorpi neutralizzanti, ma i dati vengono comunque definiti incoraggianti dall’amministratore delegato Stéphane Bancel. Johnson & Johnson invece ha fatto sapere che il suo vaccino ha suscitato un livello più alto di anticorpi per la variante Delta rispetto a quella Beta, cioè quella sudafricana, senza fornire numeri precisi. Sputnik V invece ha fatto sapere che il suo vaccino è il più efficiente tra quelli disponibili contro la variante Delta, senza però fornire prove a sostegno di questa tesi. Invece diversi scienziati cinesi hanno ammesso che i vaccini sviluppati in Cina sono meno efficaci contro la variante Delta rispetto a quelle precedenti. Liu Peicheng, portavoce di Sinovac, ad esempio ha urlato di una riduzione di tre volte dell’effetto neutralizzante. Una cosa sembra chiara: i vaccini non sembrano così efficaci nel prevenire i contagi, lo sono invece per quanto riguarda la protezione da forme gravi e morte. E questa è una buona notizia.