I vaccini Covid si starebbero rivelando meno efficaci in questa transizione della pandemia Covid ad una fase endemica. C’è una variazione nel rapporto rischio-beneficio per quanto riguarda i richiami, quindi i ricercatori, tenendo conto della forte protezione immunologica a livello di popolazione dovuta a infezioni e vaccinazioni precedenti, avanzano l’ipotesi che le infezioni da Sars-CoV-2 assomiglino già ad altri coronavirus umani. In particolare, è uno studio condotto in Austria (“Effectiveness of a fourth SARS-CoV-2 vaccine dose in previously infected individuals from Austria“) a suggerirlo, pubblicato sulla rivista scientifica European Journal of Clinical Investigation di John Wiley & Sons. Non solo durante l’ondata Omicron in Austria le persone già infettate non hanno mostrato differenze significative nella mortalità nei gruppi che hanno ricevuto quattro dosi di vaccino rispetto a tre. Per quanto riguarda le infezioni, è stato osservato un rapido declino dell’immunità e un’inversione di questo effetto nel 2023.
«I nostri risultati sulla mortalità Covid ampliano le poche ricerche sull’efficacia di una quarta dose di vaccino su esiti clinicamente significativi in persone precedentemente infettate da SARS-CoV-2 (..). L’evidenza di un picco di efficacia circa 3-5 settimane dopo la ricezione della quarta dose di vaccino, ma poi di un’efficacia decrescente verso l’assenza di effetti residui oltre le 15 settimane, è stata riportata in precedenza e si adatta bene ai nostri risultati», scrivono i ricercatori. Considerando che l’immunità naturale conferisce una protezione molto forte senza alcuna evidenza di declino dell’immunità e che i vaccini hanno una protezione duratura contro le forme gravi e letali di Covid, le infezioni e/o le vaccinazioni hanno contribuito alla transizione di questa pandemia Covid verso l’endemicità con tassi di mortalità molto bassi, come documentato anche dallo studio austriaco.
VACCINI COVID, LA TEORIA DELL’IMPRINTING IMMUNITARIO
L’entità dei cambiamenti nel rischio di infezione in funzione del tempo trascorso dall’ultima infezione precedente suggerisce che l’immunità naturale possa essere determinante nella protezione immunologica in una popolazione. Inoltre, rispetto a tre dosi di vaccino, i soggetti con un numero inferiore o nullo di vaccinazioni non differivano per quanto riguarda la mortalità da Covid, ma avevano un rischio ridotto di infezioni da coronavirus. Da notare che i gruppi meno vaccinati hanno prodotto anche un rischio di infezione da SARS-CoV-2 significativamente più basso rispetto al gruppo con quattro dosi di vaccino nel 2023. L’ipotesi è che ciò sia dovuto ad un imprinting immunitario: la precedente esposizione a un antigene primario (ad esempio il vaccino ancestrale della SARS-CoV-2) potrebbe attenuare l’immnità contro successive infezioni (o vaccinazioni) di antigeni nuovi (ad esempio nuove varianti del virus).
D’altra parte, gli stessi ricercatori austriaci evidenziano che anche un’ipotetica minore disponibilità a sottoporsi al test Covid in coloro che rifiutano le vaccinazioni, pregiudizi o altri fattori possano spiegare il rischio di infezione particolarmente basso nelle persone non vaccinate o meno vaccinate. «In generale, gli studi osservazionali sull’efficacia del vaccino COVID-19 sono soggetti a molteplici possibili distorsioni. Il basso numero di decessi COVID-19 richiede cautela nell’interpretazione dei dati; inoltre, dobbiamo notare che i gruppi sono di dimensioni diseguali e il tempo relativamente lungo trascorso dall’ultima vaccinazione nei soggetti che hanno ricevuto tre dosi di vaccino. Tuttavia, un lungo periodo di tempo con una protezione immunitaria in declino suggerirebbe maggiori possibilità, se non altro, di mostrare benefici da una quarta dose».
“SARS-COV-2 ORMAI COME CORONAVIRUS UMANI”
«La mancanza di efficacia della quarta vaccinazione nel 2023 nel nostro studio è coerente con l’idea di un rapido declino dell’immunità da parte di questo secondo richiamo, principalmente bivalente». In conclusione, per i ricercatori austriaci, i risultati di questo studio mettono in dubbio che le raccomandazioni per ripetuti richiami del vaccino contro la SARS-CoV-2 siano attualmente giustificate per gran parte della popolazione generale con una storia di precedenti infezioni. Ma precisano anche che «ciò non contraddice i benefici per la salute delle vaccinazioni iniziali delle popolazioni non protette nella fase iniziale della pandemia COVID-19 e delle vaccinazioni delle popolazioni ad altissimo rischio in qualsiasi momento».
Quindi, i richiami andrebbero raccomandati solo ai fragili. «I nostri risultati si adattano bene all’ipotesi di una diminuzione dell’efficacia e quindi di uno spostamento del rapporto rischio/beneficio delle vaccinazioni aggiuntive durante la transizione della pandemia COVID-19 alla sua fase endemica». Tenendo conto della forte protezione immunologica a livello di popolazione dovuta alle infezioni e alle vaccinazioni precedenti, l’ipotesi dei ricercatori è «che le infezioni da SARS-CoV-2 possano già assomigliare, entro il 2023, ad altri coronavirus umani».