«I vaccini anti-Covid danneggia l’immagine di Dio alternato il genoma umano»: la “sparata” anti-vax arriva questa volta non dai social e nemmeno da qualche scatenato oltranzista “no vax”, bensì da un prelato ortodosso di rilievo in Russia. Si tratta del vescovo Porfirij, vicario del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill: il discorso contro i vaccini è stato presentato ai parrocchiani del Monastero della Trasfigurazione del Salvatore, come riporta oggi RaiNews e diversi siti internazionali. Uno dei principali vicari del Patriarca ha spiegato come i cristiani «possono decidere da soli se essere vaccinati contro il COVID-19», anche se ha messo in guardia da alcuni elementi considerati di rilievo (e finora esclusi dalla comunità scientifica, addirittura bollati come “fake news” dall’Istituto Superiore di Sanità).
«Questi agenti vengono incorporati nel genoma umano, lo alterano, lo modificano e lo riscrivono. A questo punto, un cristiano responsabile deve fermarsi. (…) Fino a che punto l’immagine di Dio è rimasta intatta in lui e chi può garantire che questo intervento non abbia causato danni irreversibili alla nostra immagine di Dio?», attacca il vescovo Porfirij nel monastero più “alto” nella gerarchia della Chiesa ortodossa russa poiché sottoposto direttamente all’amministrazione del patriarca moscovita.
L’ACCUSA DEL PRELATO ORTODOSSO CONTRO I VACCINI
I vaccini a Rna messaggero – Pfizer e Moderna – già in passato sono stati contestati da alcune autorità religiose, ma con la durezza e la particolarità del vicario di Kirill nessuno fino ad ora: «La persona che ha sperimentato questi interventi è rimasta davvero un individuo sovrano, o il centro di controllo è stato spostato altrove?», ha aggiunto Porfirij, scatenando non poche polemiche sia in Russia che anche all’estero. Presa di posizione netta l’ha avanzata Vladimir Legojda, l’addetto alle relazioni della chiesa con la società e i mass media del Patriarcato di Mosca: in una nota ufficiale ha di fatto preso le distanze dalle dichiarazioni del vescovo, spiegando che «pur essendo un degno religioso ed esperto padre superiore, non è professionalmente competente nel campo della genetica».