Essere contro il Green Pass significa essere no vax? Essere per la scienza, vuol dire essere contro la libertà? Sperare di uscire dalla pandemia Covid-19 vuol dire abdicare ogni singola libertà personale finché non sarà giunta l’ora del “rischio zero”? Abbiamo voluto lanciare subito i vari carichi da novanta per far capire come le contrapposizioni di quest’epoca a suo modo storica – tra scienza, politica, cultura e pure religione – non hanno nulla di banale e sopratutto non si possono risolvere in qualche pur illuminato editoriale (altrui). Il tema della libertà unita alla sicurezza sanitaria nazionale resterà dirimente per l’intera emergenza Covid e pure dopo, quando si dovrà ricostruire nelle macerie del “diritto” una società che ponga il giusto “limite” ad entrambe le smanie di prevaricare: da un lato i “Sì Vax” convinti che spingono per la mano pesante dello Stato finché non si debellerà la pandemia, dall’altro gli scatenati “No Vax” che giudicano tutto un complotto e una dittatura.



In mezzo ci sono per fortuna la gran parte delle persone, spaventate a volte, dubbiose, specie dopo mesi di contraddizioni nella comunicazione scientifica e politica da ambo le “fazioni”: si discute e si discuterà ancora per molte settimane di obbligo vaccinale, di Green Pass per accedere nei luoghi pubblici e privati, ma arrivare a distinguere le persone e discriminare tra “vaccinati” e “non vaccinati” è un rischio abominevole oltre che dispotico. Lo hanno detto in questi giorni due filosofi di sinistra come Cacciari e Agamben: «La discriminazione di una categoria di persone, che diventano automaticamente cittadini di serie B, è di per sé un fatto gravissimo, le cui conseguenze possono essere drammatiche per la vita democratica. Lo si sta affrontando, con il cosidetto green pass, con inconsapevole leggerezza».



VACCINO: OBBLIGO E/O LIBERTÀ

Ieri poi il Presidente della Repubblica nel suo discorso per la Cerimonia del Ventaglio ha lanciato un monito che sta creando dibattiti e posizioni tra le più disparate: Mattarella ha detto agli italiani, «E’ il coronavirus a limitare le nostre libertà, non gli strumenti e le regole per sconfiggerlo», ma soprattutto ha insistito sul considerare la vaccinazione come un dovere civico e morale. «La pandemia non è ancora alle nostre spalle. Il virus è mutato e si sta rivelando ancora più contagioso. Più si prolunga il tempo della sua ampia circolazione più frequenti e pericolose possono essere le sue mutazioni. Soltanto grazie ai vaccini siamo in grado di contenerlo. Il vaccino non ci rende invulnerabili ma riduce grandemente la possibilità di contrarre il virus, la sua circolazione e la sua pericolosità. Per queste ragioni la vaccinazione è un dovere morale e civico». In risposta oggi il leader della Lega Matteo Salvini ha accolto le parole del Capo dello Stato, ma ha anche aggiunto che stante così le regole che si profilano sul Green Pass, «allora si proponga l’obbligo a questo punto». È il concetto espresso più chiaramente qualche giorno fa dall’ex senatore di FdI Guido Crosetto, quando ha parlato di responsabilità dello Stato: «difendere il diritto di chiunque di essere libero di decidere sulla propria salute. Se invece lo Stato vuole obbligare tutti a fare il vaccino, non faccia firmare quel foglio prima di ricevere il vaccino: c’è una contraddizione totale sull’assunzione di responsabilità individuale che si chiede al cittadino affiancata a un obbligo che si vuole mettere».



Di norma si ritiene – giustamente – che le libertà del singolo finiscono dove iniziano quelle dell’altro: è un concetto giusto, ma occorre essere allora chiari e netti su quali rischi vi siano realmente per “gli altri”, se vaccinati, laddove una persona invece sia ancora restia e dubbiosa a farlo. Non è una conclusione o un invito a non vaccinarsi (chi scrive è stato doppiamente “pfizerato” tra giugno e luglio, ndr) ma una riflessione sul cambio di prospettiva da lanciare: che cosa è davvero libertà? Un obbligo “imposto” senza una responsabilità diretta di chi lo impone, può essere accettato in uno Stato liberale e democratico? Allora forse occorre prima valutare per bene questi temi, evitando il cortocircuito sulla libertà che pone un italiano con dei dubbi automaticamente come un “terrorista”, o peggio ancora un “sorcio da rinchiudere in casa”.