Tempo, consapevolezza, personalizzazione e fiducia: sono questi i 4 motivi principali che portano le persone ad essere indecise rispetto alla vaccinazione. A dirlo è stato uno studio pubblicato su Eclinical Medicine del gruppo The Lancet, frutto della collaborazione tra Università Cattolica, New York Medical College, Università di Belgrado e di Verona. A firmare la ricerca Fidelia Cascini, Ana Pantovic, Yazan Al-Ajlouni, Giovanna Failla e Walter Ricciardi.
Come riportato da Il Messaggero, gi autori hanno effettuato una ricognizione di tutta la letteratura scientifica pubblicata, selezionando 209 studi. Il primo risultato è che i tassi di esitazione variano a seconda delle aree del globo ma la maggiore diffidenza si riscontra nei Paesi arabi. Rispetto al fattore tempo, è quasi paradossale che la tempestività con cui i vaccini sono stati messi a disposizione abbia giocato contro l’interesse generale. Al riguardo gli autori scrivono:”Da questo punto di vista, la velocità alla quale sono stati messi a punto i vaccini contro il Covid-19 aumenta la percezione di una loro scarsa sicurezza. È interessante notare che in alcuni studi, la disponibilità delle persone a farsi vaccinare è aumentata quando è stato offerto loro di aspettare ancora un po’ di tempo prima di ricevere il vaccino. Le principali barriere che hanno contribuito all’esitazione del vaccino negli studi esaminati e sono state identificate come le più frequenti erano la paura della sicurezza e degli effetti collaterali del vaccino, la sua efficacia e la velocità impiegata nello sviluppo di questo vaccino, rispetto ad altri vaccini“.
VACCINI E INDECISI: I QUATTRO FATTORI CHE INCIDONO SULL’ESITAZIONE
Il secondo ostacolo all’accettazione del vaccino è la scarsa consapevolezza di rischi e benefici. Ad esitare maggiormente sono le persone inserite all’interno di contesti a basso reddito, quelle appartenenti a minoranze razziali e quelle con un basso livello di istruzione. Secondo gli autori, “informazioni più complete e comprensibili a tutti, sono la chiave per cancellare i dubbi“. Terzo problema: la mancanza di personalizzazione nella scelta del vaccino. Un aspetto aggravato dalla velocità con cui viaggiano le informazioni (e spesso la disinformazione) sul web. A questo proposito gli autori spiegano: “Migliorare le strategie di comunicazione ufficiali faciliterebbe il dialogo con le persone“. Quarto e ultimo pilastro dell’indecisione: la scarsa fiducia. Decisivo “offrire ai vaccinandi un ambiente familiare“, in cui sentano di essere in buone mani. Fidelia Cascini, docente di Igiene generale e applicata presso l’Università Cattolica, campus di Roma e primo autore dello studio, ha spiegato: “L’esitazione vaccinale è un fenomeno multifattoriale influenzato da una serie di fattori: cognitivi, psicologici, socio-demografici, politici e culturali. Ci auguriamo che i governi utilizzino quanto emerso da questo studio, per adattare le proprie strategie“.
ESITAZIONE VACCINALE: LA SITUAZIONE IN ITALIA
Riportiamo il brano dello studio che analizza la situazione in Italia. “I dati di uno studio longitudinale dall’Italia hanno osservato che la disponibilità degli adulti a ricevere la vaccinazione tendeva ad aumentare durante la fase del lockdown, con un aumento dell’esitazione dopo la riapertura e in effetti, i dati ottenuti da studi trasversali in diversi punti temporali hanno confermato una tendenza al declino dell’accettazione del vaccino tra questa popolazione. Le indagini condotte in specifiche regioni italiane riportano risultati contrastanti, da un’esitazione molto alta osservata a Napoli (76%), ad una bassa nel Sud Italia (84.1%). Un sondaggio fatto sugli studenti come rappresentanti della popolazione più giovane ha confermato che la maggioranza di loro accetta la vaccinazione sia a Napoli che nell’Italia meridionale. Alcune popolazioni specifiche che sono state anche incluse nei sondaggi comprendono le persone senza fissa dimora, due terzi delle quali hanno espresso la volontà di vaccinarsi, mentre un alto tasso (74%) di disponibilità è stato osservato anche tra i pazienti celiaci. Infine, gli studi che hanno valutato la disponibilità dei genitori/caregiver riportano che i partecipanti inglesi erano meno disposti a vaccinare i loro figli (48,2%) rispetto ai partecipanti italiani, dove più del 90% erano disposti a far assumere ai propri figli il vaccino raccomandato. Tuttavia, dati recenti ottenuti da Napoli riportano che una porzione notevolmente inferiore di genitori (meno del 20%) permetterebbe ai loro figli di essere vaccinati“.