I vaccini, le regole, la medicina sul territorio e l’intera gestione della pandemia: secondo il costituzionalista Michele Ainis, il Covid-19 ha portato alla luce un problema che andava risolto ben prima e che di certo non doveva essere “sottovalutato” specie all’inizio dell’emergenza pandemica ad inizio 2020. «L’epidemia aggredisce il corpo, ma l’ingiustizia fiacca lo spirito. Quello di tutti gli italiani, non solo di chi abbia contratto il virus. E l’ingiustizia deriva a sua volta da una ferita al sentimento d’eguaglianza», scrive su Repubblica oggi il professore esperto di costituzione.
L’elenco di cosa non va nel rapporto tra Stato e Regioni è lunghissimo e secondo Ainis dovrebbe portare ad un’unica conclusione: la gestione della pandemia reclama «una disciplina unitaria, di carattere nazionale, idonea a preservare l’uguaglianza delle persone nell’esercizio del fondamentale diritto alla salute e a tutelare contemporaneamente l’interesse della collettività», spiega la sentenza n.5 della Consulta del 2018. Ainis se ne serve per sottolineare quanto di macchinoso ed erroneo continua ad accadere nel nostro Paese, a partire dal nodo vaccini.
L’IGNORANZA DELLA LEGGE
Quello a cui stiamo assistendo secondo Ainis è il «fallimento del Servizio sanitario nazionale – ben poco nazionale, se in molte Regioni del sud il medico migliore resta pur sempre il treno. Ma l’ingiustizia non è figlia unicamente delle diverse strutture ospedaliere. Deriva in larga parte dai criteri adottati nell’una o nell’altra Regione, ciascuna chiusa nei propri confini come un microcosmo, come un piccolo impero». Ma non di solo vaccini vive il problema con i territori: esistono alcune Regioni (Sardegna, Valle d’Aosta, Campania, Bolzano) che impediscono l’accesso dei medesimi conterranei cittadini alle seconde case: «Eppure una norma dimenticata della Costituzione più ignorata al mondo lo vieta a chiare lettere. Dice infatti l’articolo 120: nessuna Regione “può adottare provvedimenti che ostacolino in qualsiasi modo la libera circolazione delle persone e delle cose tra le Regioni”».
Vi è poi l’ingiustizia degli spostamenti a seconda delle categorie «o meglio, delle lobby» attacca Ainis: «gli avvocati, i giornalisti, i giudici (e prima di loro il personale della scuola, anche se in smart working, o gli ospedalieri, anche se in servizio nell’amministrazione» possono viaggiare e spostarsi, gli altri no, violando così l’articolo 3 della Costituzione. E così per tanti altri settori e vicende nel nostro Paese: la “morale”? Per il costituzionalista è semplice quanto scomoda, e così chiosa su Repubblica «la profilassi internazionale è materia di competenza esclusiva dello Stato, dichiara l’articolo 117 della Costituzione. E anche quella norma c’era già, benché quasi nessuno ci avesse fatto caso. Colpa d’un altro virus che ci alleviamo in corpo noi italiani: l’ignoranza della legge, a partire dalla legge più alta. Se riuscissimo a vaccinarci contro questo virus, avremmo possibilità migliori di sconfiggere pure il Covid-19».