Uno studio osservazionale condotto in Svezia ha confermato che l’efficacia dei vaccini anti Covid cala nel tempo in maniera progressiva, aggiungendo però un particolare interessante, cioè che diminuisce in modo diverso a seconda del gruppo di soggetti. Ad esempio, è emerso che quella contro l’infezione sintomatica diminuisce più rapidamente in uomini, anziani e fragili. Invece l’efficacia contro una forma grave di Covid resta alta fino a 9 mesi, anche se non allo stesso modo per i gruppi precedentemente indicati e per i soggetti con comorbidità. Ciò per i ricercatori “rafforza la necessità della somministrazione di una terza dose di richiamo”. Lo studio di coorte retrospettivo, condotto usando i registri nazionali svedesi, è stato pubblicato in preprint sulla rivista scientifica The Lancet, dove si legge che sono stati esaminati i dati di 842.974 coppie, compresi individui vaccinati con AstraZeneca, Moderna e Pfizer e soggetti non vaccinati. I casi di infezione sintomatica e forma grave di Covid (ricovero o morte a 30 giorni dalla diagnosi) sono stati raccolti dal 12 gennaio al 4 ottobre 2021 e c’è stato un follow up di nove mesi.



Per quanto riguarda l’infezione, quindi il contagio, l’efficacia di Pfizer è calata dal 92% al 47% dopo 6 mesi, mentre dal settimo mese non è stata rilevata alcuna efficacia. Il calo per Moderna è più lento, perché si stima al 59% dal sesto mese in poi. Al contrario, l’efficacia del vaccino di AstraZeneca era generalmente più bassa e scemava più velocemente, con nessuna efficacia rilevata dal quarto mese in poi, mentre col richiamo eterologo si mantiene al 66% dal giorno 121esimo giorno in poi. Per quanto concerne invece l’efficacia contro il Covid grave, è diminuita dall’89% al 42% dal sesto mese in poi, “con analisi di sensibilità che mostrano un notevole declino tra gli uomini, gli individui più anziani e fragili e quelli con comorbidità”.



STUDIO SVEZIA SU EFFICACIA VACCINI: CALO ANCHE PER SESSO…

Dallo studio svedese si evince che si ha un picco di efficacia un mese dopo la vaccinazione, poi l’efficacia contro una forma asintomatica di Covid è calata al 47 e 71 per cento a quattro mesi rispettivamente per Pfizer e Moderna, arrivando al 30 e 60 per cento dopo sei mesi. Dal settimo mese in poi invece non è stata riscontrata alcuna efficacia per Pfizer, mentre per AstraZeneca il calo di efficacia è stato più rapido. “Nel presente studio, non c’era alcuna efficacia residua per ChAdOx1 nCoV-19 dopo 4 mesi, che è in contrasto con i risultati preliminari del Regno Unito”. Un aiuto lo dà il richiamo eterologo, quindi con vaccini a mRna come quelli di Pfizer e Moderna. L’efficacia dei vaccini contro una forma grave di Covid è stata invece mantenuta meglio: è del 74% a 4-6 mesi dalla vaccinazione, ma cala soprattutto e più rapidamente per anziani, fragili e individui con comorbidità. L’ipotesi dei ricercatori, per quanto riguarda gli anziani, è che in loro “il vaccino induce una minore risposta di cellule T e B di memoria e che la produzione di plasmacellule che potrebbero produrre livelli inferiori di anticorpi per decenni è compromessa”.



Ma è stata notata una efficacia calante anche in base al sesso. Per esempio, da 6 mesi a 9 mesi dopo la vaccinazione, l’efficacia contro la malattia grave era un 52% borderline negli uomini rispetto a un robusto 73% nelle donne. “I risultati del presente studio, compresa l’efficacia calante contro l’infezione sintomatica in tutti i sottogruppi, supportano la somministrazione di una terza dose”. Ma uomini, fragili e anziani dovrebbero avere la priorità, “dato che loro sperimentano una protezione vaccinale calante contro il Covid-19 grave”.