Lo ripeto e me lo ripeto ogni volta, io non sono un esperto di medicina. Al massimo si può dire che mi intendo di economia e di numeri. Però questo non vuol dire che non possa parlare di questioni sanitarie, perché, come tanti miei lettori, so leggere. E di letture interessanti in questo periodo di pandemia se ne fanno parecchie.



Ma partiamo dai numeri. Ovviamente usiamo i numeri ufficiali, per quanto soggetti a critiche, visto che non tornano. Mi riferisco al fatto che non tornano i vari numeri sulla pandemia Covid tra quelli diffusi dall’Istat e quelli diffusi dalla Protezione civile, in particolare i numeri sui decessi. Tali numeri vengono diffusi come se i decessi da Covid-19 fossero decessi in più rispetto al solito, decessi che altrimenti non sarebbero avvenuti.



Il report più recente dell’Istat sulla mortalità in Italia riporta per i cinque anni dal 2015 al 2019 una media di 125mila decessi per i mesi di gennaio e febbraio. Sullo stesso report possiamo vedere che i decessi nel 2021 per gli stessi mesi sono stati 131mila. Quindi abbiamo circa 6mila decessi in più della media. Ma dai dati della Protezione civile viene invece fuori che i decessi da Covid-19 in questi due mesi sono stati oltre 23mila (nel conteggio totale, si è passati dai 74mila del 1° gennaio ai quasi 98mila del 28 febbraio). Viene da chiedersi: questi 23mila decessi classificati come decessi da Covid-19, sono deceduti per causa del Covid o molti stavano così male che sarebbero deceduti comunque? Come mai all’Istat risultano solo 6mila decessi in più della media?



Un altro sospetto viene leggendo il report InfluNet, un rapporto prodotto periodicamente dall’Istituto Superiore di Sanità, nel quale si dà conto del monitoraggio delle influenze stagionali. Ebbene, nel rapporto di quest’anno le influenze sono praticamente scomparse. I grafici del rapporto InfluNet tolgono ogni dubbio. La linea rossa rappresenta il numero dei casi di influenze complessivi.

Ancora più esplicativo è il grafico dello stesso report che mette a confronto i dati di quest’anno con quelli degli anni passati. Anche qui la riga rossa in grassetto rappresenta i dati del 2021.

Il grafico appare chiaro, no? E sono dati ufficiali pubblicati dalle nostre istituzioni, quelle che hanno il compito istituzionale di dirci la verità tramite i numeri. E visto che le influenze stagionali causano circa 10mila decessi all’anno (quindi circa 20mila in due anni) non si tratta di un fatto banale, giusto?

Eppure, nonostante questi numeri, l’impegno di tutte le istituzioni e di quasi tutte le parti politiche per la campagna vaccinale è stato massiccio, imponente, quasi asfissiante: non si sono nemmeno risparmiati gli spot pubblicitari con personaggi famosi. Tutti quanti a spingere per la vaccinazione di massa, senza alcuna distinzione di età, sesso, immunità (chi ha già avuto il Covid) o personali condizioni sanitarie per patologie pregresse. Non importa la tua situazione di salute e le terapie che stai seguendo, non importa la possibile interferenza con altri vaccini, il mantra della vaccinazione non prevede eccezioni. Abbiamo addirittura iniziato a vaccinare i minorenni (di età maggiore dei 12 anni) quando in Germania, per esempio, nessuno si è mai sognato di farlo.

La pressione parossistica ha spinto perfino il presidente del Consiglio, Mario Draghi, a esporsi sul tema. Ho detto “perfino”, perché mai mi sarei aspettato che tale pressione arrivasse a far esporre pure il presidente della Repubblica Mattarella. In un suo intervento del 5 settembre all’Università di Pavia è arrivato a sostenere “…il dovere, morale e civico, della vaccinazione… non si invochi la libertà per sottrarsi alla vaccinazione. Perché quella invocazione equivale alla richiesta di licenza di mettere a rischio la salute altrui e in qualche caso di mettere in pericolo la vita altrui”.

Parole chiare, inequivocabili, durissime.

Qui non andrò ad analizzare il tema, caldissimo, del rapporto tra la libertà o la sicurezza (o meglio, la salute). Quello che invece intendo approfondire è la questione che questo discorso, come cittadino, lo posso accettare se sono salde le sue fondamenta. E le fondamenta non dette (non qui, esplicitamente) è che abbiamo un vaccino che non solo prevenga la trasmissione del virus, ma contenga (in percentuali significative) la malattia e la malattia in forma grave, compreso l’evento del decesso. In mancanza di queste necessarie premesse, tutto il discorso di Mattarella diventa irricevibile, anche perché mette in discussione la libertà personale, quella libertà che la nostra Costituzione definisce “inviolabile”. Se il vaccino non impedisce la trasmissione, vaccinarsi non ha alcun effetto sociale o civile, non ha alcun effetto su quelli che vivono intorno a me.

A mettere in discussione queste premesse (e quindi tutto il discorso di Mattarella) sono le stesse case farmaceutiche. Infatti queste ditte, ben prima dei vaccini, hanno diffuso i protocolli che stavano usando per verificarne l’efficacia.

Il British Medical Journal è una rivista internazionale che costituisce un punto di riferimento per i medici di tutto il mondo. Il 21 ottobre 2020 pubblica un articolo nel quale riporta questi protocolli. Lo stesso giorno esce un editoriale firmato dal ricercatore ed editore (del BMJ) Peter Doshi, il quale scrive parole piuttosto dure su questo protocollo pubblicato. Infatti in questo protocollo si afferma chiaramente che non solo non viene verificata la possibilità di trasmissione del Covid-19, ma non viene verificata nemmeno la possibilità di contenere i casi gravi di malattia, compresi i decessi.

La tabellina che segue mostra con chiarezza gli elementi del protocollo.

Vaccino Moderna Pfizer AstraZeneca Jansen
Persone coinvolte 30.000 43.998 30.000 60.000
Prevenzione dei sintomi SI SI SI SI
Riduzione dei casi gravi (ospedalizzazioni, decessi) NO NO NO NO
Interruzione della trasmissione NO NO NO NO

Lo stesso Peter Doshi nel suo editoriale scrive: “I ricoveri ospedalieri e i decessi per Covid-19 sono semplicemente troppo rari nella popolazione studiata per un vaccino efficace per dimostrare differenze statisticamente significative in uno studio di 30.000 persone. Lo stesso vale per la sua capacità di salvare vite umane o prevenire la trasmissione: i processi non sono progettati per scoprirlo”. E non a caso il suo editoriale ha per titolo: “I vaccini Covid-19 salveranno vite umane? Gli attuali procedimenti non sono disegnati per dircelo”.

Ovviamente, mancando qualsiasi conoscenza sulla possibilità che i vaccini diminuiscano i casi gravi e i decessi (per ammissione di chi li produce), viene a cadere qualsiasi discorso sulla presunta moralità e sul dovere civico di vaccinarsi.

Ma queste informazioni sono vecchie di quasi un anno. Ora, a campagna di vaccinazione quasi ultimata, abbiamo il conforto dei primi dati, che ci possono in qualche modo raccontare cosa è successo. I dati da me elaborati vengono sempre dalla solita fonte ufficiale, la Protezione civile.

Il primo grafico presenta la differenza dei decessi per Covid-19 tra il 2020 e il 2021. Ho fatto la differenza giorno per giorno dei mesi di giugno, luglio e agosto e ho progressivamente sommato queste differenze. Questo è il grafico.

La curva nella parte iniziale ha qualche valore negativo, che significa che nel 2020 in qualche giorno vi sono stati più decessi di quest’anno.

Poi, purtroppo, la curva si impenna e quindi in questi tre mesi del 2021 abbiamo accumulato quasi 1.400 decessi per Covid in più del 2020.

Poi ho ricostruito il grafico del numero di persone vaccinate, sempre dai dati della Protezione civile.

Nel primo grafico, il numero di decessi si impenna dalla metà di luglio, cioè quando il numero di vaccinati si è avvicinato al 50% della popolazione italiana, intorno ai 30 milioni di vaccinati (secondo grafico).

Qui si pone con forza la domanda: come mai, quando il numero di vaccinati è divenuto predominante rispetto alla popolazione, il numero dei decessi per Covid è cresciuto rispetto all’anno scorso, quando non c’erano i vaccini? Forse a causa della nuova variante Delta?

Ma questa possibile risposta rende ancora più evidente l’inutilità dei vaccini, che sono stati progettati sul virus di inizio 2020 e che ora non c’è più: ora abbiamo la variante Delta con un vaccino che è sempre lo stesso.

Allora perché vaccinarsi? Appare così stolto chi ha un atteggiamento di prudenza o di diffidenza?

Riguardo al complesso rapporto tra libertà personale e sicurezza tirato in ballo dal discorso di Mattarella, come detto non voglio qui svolgere il tema, ma una citazione la voglio riportare: “La storia insegna che quando i popoli barattano la propria libertà in cambio di promesse di ordine e di tutela, gli avvenimenti prendono sempre una piega tragica e distruttiva”. Chi è l’autore di questa citazione? Il Presidente Mattarella, in un discorso tenuto il 25 aprile 2019. Un bellissimo discorso, che proseguì con queste altre parole: “È il dovere, morale e civile, della memoria. Memoria degli eventi decisivi della nostra storia recente, che compongono l’identità della nostra Nazione da cui non si può prescindere per il futuro”.

Su questo sono pienamente, totalmente d’accordo: la memoria è un dovere morale e civile, ci aggiungerei solo che occorre la memoria anche delle cose dette, oltre che degli eventi.

Cerchiamo di avere memoria: così anche i tempi più bui possono apparire un difficile, ma temporaneo passaggio. Solo grazie alla memoria la speranza non è una vaga utopia.

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