Fin da subito la notizia è stata annunciata con entusiasmo, ed è stata vista come una rivoluzione in campo medico. Avere infatti tra pochi anni vaccini, come quelli che sfruttano la tecnologia ad mRNA, in grado di prevenire e curare malattie cardiache, autoimmuni e perfino il cancro, non può che risultare come qualcosa di innovativo. Un’ipotesi però troppo eclatante ed ottimista a quanto pare. O forse dietro a questo annuncio si celava altro. Non mancano infatti sospetti che vi siano interessi economici da parte di Moderna, prima produttrice di queste tipologie vaccinali. I dubbi sono stati portati alla ribalta dal quotidiano Domani, che ha fatto un’interessante analisi sul funzionamento dell’mRNA in particolare sui tumori e di come la nota azienda farmaceutica abbia sferrato questa carta a scopo di rilancio della propria reputazione e di risalita delle proprie quote in borsa.
L’annuncio quindi fatto da Paul Burton in pompa magna si fonderebbe solo su di una mezza verità: il futuro potrebbe sì essere costituito dall’mRNA, ma non nei termini così resi noti.
Vaccini mRNA sul cancro
Il ragionamento da cui occorrerebbe partire attiene proprio le modalità con cui si sviluppa e si riproduce il cancro, che si manifesta tra l’altro in forme diverse in ogni persona, dal momento che ogni cellula che ha dato origine a quella massa tumorale possiede mutazioni specifiche che corrispondono a loro volta a una serie di proteine di membrana mutate specifiche. E già questo lascia intendere come occorrerebbe un vaccino ad mRNA per ogni tipologia di cancro e per ogni mutazione. Ma siamo in realtà molto lontani da questo risultato.
Le sperimentazioni effettuate ad oggi da Moderna sono ancora troppo limitate e troppo circoscritte per poter essere sbandierate come rivoluzionarie ai fini della cura dei tumori. E come se non bastasse non vantano ancora la pubblicazione su riviste scientifiche atte ad attribuirne l’affidabilità. L’annuncio quindi fatto da Moderna è forse stato, volutamente o meno, prematuro. Di conseguenza le ridotte tempistiche date per certe entro cui perfezionare i vaccini potrebbero dilungarsi a seguito di queste osservazioni.
Interessi economici di Moderna
Il punto più interessante dell’analisi in merito alla (forse) esagerata notizia data da Moderna sui media si fonda poi sugli aspetti economici più che scientifici. Ancora una volta quindi sono i conti di un’azienda farmaceutica a venire alla ribalta, come già è emerso nelle inchieste giornalistiche condotte sui vaccini anti-Covid. Lo scorso 22 marzo Moderna aveva annunciato che, finita l’emergenza, avrebbe messo in commercio il suo vaccino anti-Covid al prezzo astronomico di 130 dollari per dose, mentre finora l’aveva venduto al governo americano al prezzo calmierato di soli 15-26 dollari a dose. A questa decisione era seguito lo sdegno dell’opinione pubblica americana e anche di Wall Street, tant’è che il valore delle azioni di Moderna era precipitato nei giorni immediatamente successivi.
Sarà un caso, ma dopo il crollo in borsa si è assistito all’annuncio esagerato di Burton, scarsamente supportato da giustificazioni scientifiche. Che sia stato un modo per riguadagnare valore in borsa? L’interrogativo è stato posto sempre da Domani, ma è una domanda che possiamo porci tutti quanti.