La pandemia Covid è finita, ma questo non vuol dire che debba essere semplicemente archiviata. Ci sono ancora degli interrogativi, anche per quanto riguarda la vaccinazione. Non dimentichiamo, infatti, la questione miocarditi. A tal proposito, un nuovo studio pubblicato su Science Immunology fornisce un contributo molto importante a questo dibattito, affrontando la delicata questione del rischio di miocardite nei giovani uomini dopo la somministrazione di un vaccino a mRna. Il tema ha alimentato diverse polemiche e suggestioni nel cuore della pandemia, soprattutto in relazione alla vaccinazione dei più giovani. Eppure, l’incidenza di questa infiammazione del muscolo cardiaco, talvolta accompagnata da un’infiammazione del rivestimento del cuore, è bassa.



Parliamo di 5 e 17 casi ogni 100mila rispettivamente per i vaccini Pfizer e Moderna. Anche se rari, questi casi di miocardite si sono verificati soprattutto in uomini di età inferiore ai 30 anni, quindi in un gruppo con un rischio molto basso di sviluppare forme gravi del Covid. Anche questo ha reso il rapporto rischio-beneficio della vaccinazione meno chiaro. Inoltre, la miocardite è un’infiammazione che, anche se può essere gestita quando viene presa in tempo, ha comunque un impatto sulla vita dei pazienti. Peraltro, non c’è ancora una spiegazione chiara della sua eventuale correlazione col vaccino.



VACCINI A MRNA E MIOCARDITI: STUDIO SULLE CAUSE

Gli scienziati della Yale School of Medicine del Connecticut hanno verificato diverse ipotesi, analizzando i campioni di sangue di 23 giovani pazienti affetti da miocardite. I risultati del loro studio mostrano che gli anticorpi indotti dal vaccino a mRna non sono la causa dell’infiammazione cardiaca. Il sospetto era che gli anticorpi, diretti contro la proteina spike del virus Sars-CoV-2, possano attaccare il cuore per la somiglianza tra alcuni elementi della proteina spike e alcune molecole cardioattive. Ma gli anticorpi indotti dal vaccino non non svolgono un ruolo diretto. Gli scienziati hanno anche scoperto che dopo la seconda iniezione di vaccini a base di mRNA, le citochine, i messaggeri che stimolano il sistema immunitario, portano a un’attivazione dei globuli bianchi (linfociti e monociti) potenzialmente tossica per le cellule cardiache. «È possibile che questa reazione sia legata al profilo immunologico dei pazienti», spiega Florian Zores, cardiologo di Strasburgo. A prescindere dal Covid, la posta in gioco è alta perché è importante qualificare questo rischio per i futuri vaccini a mRna. In altre parole, sapere se queste miocarditi sono un rischio specifico di questa tecnologia. «È una possibilità, ma sappiamo che rischi analoghi sono esistiti con vaccini presenti sul mercato da molto tempo», aggiunge Zores. Per questo, è importante un follow-up di farmacovigilanza, perché la ricorrenza dei casi è troppo bassa per essere visibile durante gli studi clinici.

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