«I vaccini a mRNA probabilmente possono avere una marcia in più». A dirlo è Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute. Ne ha parlato durante la conferenza stampa per l’analisi del monitoraggio Iss. Sollecitato con una domanda sulle differenze tra i vaccini a mRNA e quelli a vettore virale, per quanto riguarda l’impatto sulla pandemia Covid, Rezza ha spiegato che i vaccini a Rna messaggero sembrano garantire la cosiddetta immunità sterilizzante. «Tutti i vaccini proteggono, e proteggono molto, anche quelli a vettore virale, ma quelli a mRNA nell’80-90% dei casi proteggono la persona vaccinata dall’infezione, quindi non può neppure trasmetterla». D’altra parte, Rezza ha evidenziato che al momento ci sono pochissimi studi comparativi tra i vaccini anti Covid. Una prima indicazione importante visto che al momento di certo c’è c’è proteggono dalle forme gravi della malattia, dai ricoveri ospedalieri e dai decessi. Quelli a mRNA potrebbero essere più efficaci di altri nello scongiurare il contagio.



IMMUNITÀ STERILIZZANTE E VACCINI A MRNA

Per sconfiggere il coronavirus è fondamentale l’immunità sterilizzante, in quanto in questo modo si impedirebbe a Sars-CoV-2 di circolare. Non troverebbe vittime suscettibili al contagio, così si potrebbe ottenere l’immunità di gregge o qualcosa di simile. Ci sono due modi tramite i quali i vaccini possono impedire la circolazione dei virus: impedendo ai vaccinati di essere infettati o impedendo che le persone, seppur contagiate, trasmettano il coronavirus ad altri. Quest’ultima capacità è molto difficile. La Fondazione Veronesi nei giorni scorsi, proprio a proposito dei vaccini a mRNA per Covid-19, ha spiegato che sono molto efficaci nell’evitare non solo lo sviluppo dei sintomi, ma anche nel bloccare la trasmissione del coronavirus. Queste le conclusioni emerse da due studi, uno ad opera del CDC statunitense, secondo cui i vaccini a mRNA agiscono anche sul contagio, mentre l’altro è stato pubblicato su Nature Medicine. Quest’ultimo dimostra che se ci si infetta dopo la prima dose, la carica virale è estremamente bassa. Un motivo ulteriore per ritenere che queste persone non possano riuscire a infettarne altre.

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